6.07.2012

#opennomine per le authority il metodo va cambiato

Nel suo editoriale “Il parlamento non è (ancora) un blog” il direttore Menichini fa una analisi di quanto avvenuto in queste ore in merito all’elezione dei componenti delle authority. E conclude affermando che «non esiste una via di mezzo volontaristica fra la trattativa tra segretari di partito e una riforma delle leggi sulle Autorità che azzeri i margini di lottizzazione».

È vero, non esiste e, a dire la verità, nessuno l’aveva cercata, né tantomeno ci si era illusi che la seppur positiva trovata della presentazione dei curricula potesse in qualche modo rovinare la festa partitocratica.

Quel che occorre è un radicale cambiamento di metodo che, proprio come avviene nei paesi dove il processo è certo e pubblico, non potrà non avere delle ripercussioni positive nel merito delle scelte. Per prevenire che anche in questa legislatura si potessero verificare le solite spartizioni tra le oligarchie dei partiti in seno alle autorità garanti – ricordiamoci che per la Consulta o il Csm il meccanismo è esattamente lo stesso e per sbloccare la non elezione di alcuni componenti di questi organi noi parlamentari Radicali arrivammo a occupare l’aula quattro anni fa – tanto alla camera quanto al senato abbiamo presentato da anni delle modifiche regolamentari perché il processo consenta di poter conoscere le candidature per tempo e preveda l’audizione dei pretendenti davanti alle commissioni competenti al fine di dare la possibilità ai singoli parlamentari di poter esprimere un voto informato. Sottolineo ai singoli parlamentari.

Occorre quindi creare le condizioni affinché, con almeno un paio di mesi di tempo di dibattito e confronto, i parlamentari possano prepararsi alla loro importantissima scelta senza le pressioni dei partiti che, anche in questo caso, usano queste occasioni per bilanciare la loro strutturale occupazione delle istituzioni. Una tale modifica volta alla ricerca della qualità dovrebbe essere ulteriormente dettata dal fatto che sia l’autorità per le comunicazioni che quella per la privacy saranno chiamate a prendere in considerazione garanzie fondamentali per il pieno godimento di diritti civili e politici in un’Italia che si spera si avvii verso una quanto più ampia digitalizzazione.

Avere dei raccomandati dai partiti a garantire la legalità costituzionale, indipendentemente dalle loro competenze, esperienze e punti di vista, oltre che attenzione a cio che avviene nel mondo, potrebbe farci pagare dei costi in termini di rispetto delle norme nazionali o obblighi internazionali, oltre che in termini economici, di portata oggi sconosciuta.

I presidenti Fini e Schifani che hanno voluto dare un segnale di “trasparenza” sanno che nelle giunte per il regolamento di camera e senato esistono delle proposte per avviare un genuino processo di riforma. Non ci sono quindi né scuse né alibi per non far tesoro di quanto da dentro e fuori il parlamento è stato denunciato in queste settimane relativamente alle elezioni per le authority. Si metta mano alle modificazioni necessarie per evitare il bis alla prossima occasione, anche perché presto ci potrebbero essere dei seri problemi di legittimità relativi ad alcuni dei candidati.

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