1.22.2012

Sulle frequenze come 'bene comune' da dedicare a Internet

PERDUCA (PD). Domando di parlare.


PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, anche io uso l'espressione «mi permetto» per sollecitare la risposta all'interrogazione 4-06458, in quanto è stata pubblicata il 21 dicembre 2011, cioè meno di un mese fa, in un momento in cui si ricomincia a parlare di beauty contest relativamente alle frequenze televisive.


Come si sa, sono in corso iniziative, da molte settimane e molti mesi, volte a sollevare il problema: la raccolta di firme del sito Avaaz, il ricorso alla Corte dei conti di Assoprovider, una lettera al ministro Passera di Altroconsumo e della Federazione dei media indipendenti che, in sostanza, chiedono che si fermi questo beauty contest e che le frequenze siano messe all'asta.


Con il dottor Luca Nicotra, segretario dell'associazione «Agorà digitale», abbiamo preparato una interrogazione per porre un problema che in altri Paesi inizia ad essere affrontato anche a questo livello. É quello di considerare le frequenze una sorta di bene comune. Noi abbiamo tenuto un grande dibattito sui beni comuni nella primavera dell'anno scorso, relativamente all'acqua e, probabilmente, all'inizio del terzo millennio, anche altri tipi di domini possono essere considerati in quanto tali.


La nostra interrogazione chiedeva se il Governo non ritenga che la mancanza di una gara e la mancanza di valutazione della possibilità di ritenere le frequenze un bene comune costituiscano una grave perdita in termini di possibilità di concorrenza, nonché un limite all'applicazione delle più recenti tecnologie nel campo della comunicazione. Io sono firmatario di un disegno di legge del senatore Di Giovan Paolo, che vuole aggiungere l'articolo 21-bis alla nostra Costituzione, al fine di rendere l'accesso alla rete un diritto costituzionalmente garantito.

Inoltre, si vuole sapere come il Governo intenda affrontare tale perdita in una congiuntura economico-finanziaria in cui si chiedono sacrifici per il bene comune del Paese. Molto spesso abbiamo sentito parlare di banda larga, più a parole che a fatti. Se riuscissimo a cogliere la possibilità di riconoscere le frequenze come un bene comune, molto probabilmente esse, in questa asta che dovrebbe essere reale e non una gara di bellezza, potrebbero essere sfruttate anche per favorire lo sviluppo digitale del nostro Paese.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua sollecitazione, senatore Perduca.






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