1.12.2012

l'interrogazione 3-02042 sulle cosiddette lauree lampo per gli appartenenti all'Arma dei carabinieri.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MILONE, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, si risponde anche per conto del Dicastero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Con l'entrata in vigore della legge 30 dicembre 2010, n. 240 (che ha stabilito la riduzione dei crediti riconoscibili da 60 a 12, escludendo forme di riconoscimento attribuite collettivamente), il competente Dicastero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con nota del 29 aprile 2011, ha investito i rettori puntualizzando che «gli atenei sono tenuti a dare piena applicazione alla citata norma dalla data di entrata in vigore della legge in parola, quindi, a decorrere dal 29 gennaio 2011».

Inoltre, le convenzioni già stipulate non possono continuare a trovare applicazione tenuto conto che il legislatore ha stabilito che il riconoscimento deve essere effettuato esclusivamente sulla base delle competenze dimostrate da ciascuno studente.

È evidente che un eventuale titolo di laurea rilasciato in violazione della citata norma presenterebbe indubbi profili di illegittimità.

Diverso è il caso della convenzione richiamata nell'atto oggi in discussione, in quanto l'accordo stipulato dall'Arma dei carabinieri con l'Università degli studi di Siena, relativamente al corso di laurea in «Scienze dell'amministrazione-curriculum operatore giudiziario», è stato siglato il 14 dicembre 2003 e ha avuto validità fino al 4 dicembre 2008.

L'accordo è stato sottoscritto per favorire la diffusione e il perfezionamento della cultura giuridica fra il personale non dirigente dell'Arma - con particolare riguardo ai riflessi pratici del diritto - e di valorizzare i percorsi formativi del ruolo ispettori, nell'ambito dei quali, nel corso di due anni accademici, sono state ampiamente trattate materie a carattere universitario dei rami giuridici, politologici, sociologici, statistico-economici, linguistici e informatici.

Tale convenzione non è stata rinnovata, tantomeno è stata oggetto di successive integrazioni ed ha consentito di conseguire la laurea di 1° livello ai marescialli dei corsi: biennali allievi sottufficiali, poi allievi marescialli, attraverso il riconoscimento degli studi pregressi (determinato, per ciascun corso, sulla base dei contenuti dei relativi programmi didattici, analizzati singolarmente) e il superamento di taluni esami integrativi presso l'Università; annuali e semestrali e ai frequentatori dei corsi per vicebrigadieri, attraverso la valutazione dei titoli/debiti formativi da colmare in relazione al percorso formativo pregresso, con conseguente iscrizione, su base volontaria, agli anni accademici successivi al primo.

In forza della convenzione che - tengo a precisare - è stata definita sulla base delle disposizioni allora vigenti, 9.755 marescialli, già frequentatori dei corsi biennali, hanno conseguito il titolo accademico: ovviamente, prima dell'entrata in vigore della menzionata legge n. 240 del 2010.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per aver risposto in modo esauriente a quasi tutti i quesiti contenuti nell'interrogazione, anche se forse l'ultimo atteneva più a una valutazione, perché noi stiamo parlando di alcune persone, quasi 10.000, che hanno ottenuto una laurea non necessariamente seguendo tutto il corso di studi che avrebbero dovuto seguire gli altri cittadini.
Devo dire però che quanto è stato detto relativamente al non rinnovo di questo tipo di convenzione mi pare dia un segnale nella direzione giusta, in modo da equiparare tutto.

La cosa che, però, a questo punto, mi risulta debba essere ulteriormente verificata è perché il 13 ottobre 2009 il quotidiano «il Giornale» ha continuato a scrivere che, più o meno, si regalavano gli esami. In alcuni casi ci è stato segnalato successivamente - ricordiamo che l'interrogazione risale al 5 aprile 2011, quando era quindi in carica un altro al Governo - il fatto che alcuni istituti privati stessero creando un vero e proprio commercio per la preparazione dei candidati ai fini della presentazione agli esami (come fatto da alcuni istituti che fanno ampia pubblicità su molti mezzi di informazione). Addirittura - guarda caso - risulta che si arriva sempre al buon fine del corso di studi per questi rappresentanti del Dipartimento della difesa che vi partecipano.

La cosa più grave riguarda alcuni casi, che segnalo di modo che - magari - si possano fare ulteriori verifiche. Nel centro studi «Salvo D'Acquisto» di Palermo, che si è distinto in questo tipo di iniziativa, tutta la catena di comando (chiedo scusa se utilizzo questo termine di tipo militare) era fatta da rappresentanti del CoCeR. Quindi c'era anche - molto probabilmente - un problema di conflitto di interessi.

Spero che la questione possa essere ulteriormente approfondita, indipendentemente dai documenti che si presenteranno. Ad ogni modo, la parte iniziale della risposta mi soddisfa totalmente.

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