10.27.2011

Libia: Senatori Radicali, Italia prelevi Saif Al Islam per trasferirlo all'Aia e confermi costi partecipazione Unified Protector

Dichiarazione dei Senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti:

Occorre evitare un'altra esecuzione sommaria e dare la possibilità alla giustizia internazionale di fare il proprio corso. L'Italia, che si fregia di aver dato il nome allo Statuto della Corte Penale Internazionale deve coordinare le operazioni necessarie per andre incontro alle richieste del figlio di Gheddafi di esser trasferito all'Aia per un giusto processo, già in passato operazioni del genere sono state effettuate, anche senza mandati internazionali, le capacità ci sono occorre la volontà politica. 

A proposito di capacità occorre che il Governo chiarisca quanto in effetti è costata la partecipazione italiana alla missione Unified Protector perché quanto detto dal Ministro La Russa in aula ha solo generato ulteriore confusione, abbiamo oggi presentato una interrogazione parlamentare che chiede un resoconto dettagliato dei costi effettivamente sostenuti dalla partecipazione italiana alla missione Unified Protector, ivi compresi ulteriori costi sostenuti per l'assistenza ai feriti trasferiti in Italia; a quanto ammonti l'avanzo del finanziamento ottenuto dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, che ha convertito il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, che prevedeva gli oneri finanziari di copertura dell'impegno militare per 58 milioni di euro fino al 30 settembre scorso; entro quando si intende presentare al Parlamento lo strumento legislativo colle necessarie coperture giuridico-amministrative per i militari ancora impiegati in Libia e fino a quando l'Italia parteciperà alla Missione Unified Protector.

testo integrale dell'i
nterrogazione a risposta scritta al Ministro della Difesa

dei Senatori Perduca e Poretti


Considerato che in occasione della sua Informativa sulla missione militare in Libia il Ministro della Difesa ha affermato tra le altre cose che:

In merito al nostro dispositivo nazionale, dal 29 marzo fino al 20 luglio sono stati resi disponibili alla Coalizione 12 velivoli da combattimento e difesa aerea e 4 unità navali. Per l'esattezza, si è trattato di 4 velivoli di tipo Eurofighter ed F16, 4 velivoli Tornado ECR e 4 velivoli AV-8B Plus, imbarcati sulla nave Garibaldi.

Questi velivoli, oltre ai compiti di ricognizione, difesa e superiorità aerea, hanno assolto anche missioni di soppressione delle difese aeree libiche nonché, grazie alla capacità di impiegare sistemi di armamento di precisione a guida laser o satellitare, azioni contro obiettivi militari selezionati che minacciassero direttamente la popolazione civile. A questi assetti aerei vanno aggiunti per il supporto nazionale due velivoli rifornitori.


Dal 20 luglio, alla luce dell'evolversi della situazione sul terreno a favore delle forze ostili a Gheddafi, e sulla base delle richieste dell'Alleanza, è stata possibile una rimodulazione in senso riduttivo del nostro sforzo; gli assetti nazionali sono stati così ridotti da dodici ad otto velivoli e da quattro a due navi. Inoltre, conseguentemente ad una specifica e insistente richiesta della NATO, l'Italia ha reso disponibile dall'8 agosto un velivolo senza pilota - un Predator - assetto di particolare importanza che avevamo già destinato ai Balcani e che, invece, a seguito di questa richiesta abbiamo trasferito in Libia.
Il 21 settembre scorso la NATO, nella considerazione che ormai il conflitto volgeva a favore delle forze di opposizione e del sempre più limitato potere offensivo delle forze di Gheddafi, ha deciso il prolungamento dell'operazione Unified Protector a scopo precauzionale, per continuare a garantire la protezione dei civili prevedendo il cosiddetto technical rollover, cioè una graduale riduzione tecnica dell'impegno militare. Coerentemente con tale nuova missione, l'Italia ha riarticolato il proprio contributo in termini sia quantitativi che qualitativi. Da quel momento, stiamo parlando del 21 settembre, la Difesa ha garantito all'Alleanza un dispositivo militare così articolato: una sola nave anfibia - la nave San Giusto - con funzione di nave comando; quattro aerei da combattimento impiegati con funzione di difesa aerea e pattugliamento; un aereo senza pilota, Predator; il personale militare istruttore già presente sul territorio libico - si tratta di dieci persone - più due aerei per il rifornimento in volo.
Occorre aggiungere che l'Italia durante l'intero corso delle operazioni ha reso disponibile ai Paesi alleati sette basi aeree, ridotte a sei dopo il 30 settembre, sulle quali sono stati schierati circa 160 velivoli di Paesi alleati e amici, nonché due basi navali per il supporto logistico agli assetti di coalizione. Questo ha provocato anche qualche difficoltà al traffico aereo civile; ricordo, per esempio, la difficoltà che abbiamo dovuto far sopportare a Trapani e che è in via di totale definizione positiva. Un sostegno, quello logistico offerto dall'Italia, rivelatosi fondamentale e quanto mai indispensabile per garantire il successo delle operazioni, come più volte testimoniato espressamente da tutti i Paesi partecipanti alle operazioni.
Occorre aggiungere che l'Italia durante l'intero corso delle operazioni ha reso disponibile ai Paesi alleati sette basi aeree, ridotte a sei dopo il 30 settembre, sulle quali sono stati schierati circa 160 velivoli di Paesi alleati e amici, nonché due basi navali per il supporto logistico agli assetti di coalizione. Questo ha provocato anche qualche difficoltà al traffico aereo civile; ricordo, per esempio, la difficoltà che abbiamo dovuto far sopportare a Trapani e che è in via di totale definizione positiva. Un sostegno, quello logistico offerto dall'Italia, rivelatosi fondamentale e quanto mai indispensabile per garantire il successo delle operazioni, come più volte testimoniato espressamente da tutti i Paesi partecipanti alle operazioni.
Come ho avuto modo di comunicare il 27 aprile scorso alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato, su specifica richiesta del CNT, a similitudine di quanto fatto da Francia e Gran Bretagna e sempre nel rispetto della risoluzione ONU 1973, è stato poi disposto l'impiego di un team di circa 10 istruttori militari italiani a supporto del Centro operativo di Bengasi, allo scopo di aiutare e sostenere lo stesso CNT nell'azione di protezione della popolazione civile dagli attacchi delle forze lealiste.
Non va infine dimenticato, per concludere questa nostra ricostruzione di quanto fatto, che la Difesa ha svolto alcune specifiche missioni di aiuto umanitario a favore della popolazione libica. In particolare, dal 22 febbraio all'11 ottobre, sono state effettuate 141 sortite di evacuazione di personale e trasporto umanitario, per 1.527 passeggeri complessivi di cui 786 di nazionalità italiana.
Accogliendo poi una urgente richiesta del primo ministro del Comitato nazionale transitorio libico, sono stati effettuati, a partire dal mese di settembre, 7 voli per il trasporto di 166 feriti, vittime degli scontri di Bani Walid e Sirte, al fine di consentirne il trattamento sanitario presso strutture ospedaliere nazionali. Devo al riguardo confermare che nella mia visita in Libia ho avuto modo di visitare l'ospedale, ho visto le condizioni dei feriti e ho notato - il che mi ha fatto molto piacere - che in stanze separate ma contigue vi erano in maggioranza feriti - per usare il loro termine - della rivoluzione libica, ma anche feriti dei lealisti di Gheddafi.

Per quanto riguarda l'aspetto economico ricordo che la legge 2 agosto 2011, n. 130, che ha convertito il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, prevedeva gli oneri finanziari di copertura dell'impegno militare: erano 58 milioni di euro fino al 30 settembre scorso. Le operazioni successive al 30 settembre non hanno richiesto la previsione di poste finanziarie aggiuntive rispetto all'autorizzazione di spesa iniziale assicurata nel vigente decreto di proroga delle missioni internazionali. Questa circostanza è stata la conseguenza delle minori esigenze del dispositivo operativo rispetto a quanto originariamente preventivato, derivanti dalla mutata situazione operativa sul terreno, che ha visto avvicinarsi la soluzione del conflitto libico e che non ha reso necessario reperire ulteriori risorse finanziarie. In sostanza, le minori attività operative resesi necessarie e l'oculata gestione da parte delle Forze armate italiane, che ringrazio, hanno consentito di mantenere in disponibilità alcuni milioni di euro (una decina circa) che hanno garantito e potranno garantire la copertura del nostro impegno ancora per alcune settimane, in linea con le decisioni del Consiglio Atlantico.
Non sussiste pertanto alcuna esigenza di prevedere un rifinanziamento della missione, mentre la necessaria copertura giuridico-amministrativa del personale impiegato, cioè la possibilità di dar loro quel che la legge prevede, cioè le indennità previste in casi come questo, verrà contemplata in un'apposita previsione, da collocarsi nel primo strumento normativo utile. Così del resto è già avvenuto più volte in passato, ivi compreso da ultimo l'intervento italiano in Libia, concretizzatosi operativamente nel primo semestre del corrente anno e inserito invece nel decreto di proroga delle missioni per il secondo semestre 2011.

si chiede di conoscere:

un resoconto dettagliato dei costi effettivamente sostenuti dalla partecipazione italiana alla missione Unified Protector, ivi compresi ulteriori costi sostenuti per l'assistenza ai feriti trasferiti in Italia;

a quanto ammonti l'avanzo del finanziamento ottenuto dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, che ha convertito il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, che prevedeva gli oneri finanziari di copertura dell'impegno militare per 58 milioni di euro fino al 30 settembre scorso;

entro quando si intende presentare al Parlamento lo strumento legislativo colle necessarie coperture giuridico-amministrative per i militari ancora impiegati in Libia;

fino a quando l'Italia parteciperà alla Missione Unified Protector.

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