Sulla grave situazione delle carceri
PERDUCA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, vi chiedo cortesemente di fare un po' di silenzio.
PERDUCA (PD). Signora Presidente, mi sono iscritto a parlare per sollecitare tutte le interrogazioni presentate al Ministero della giustizia dall'inizio della legislatura ad oggi sia a mia prima firma che a prima firma della senatrice Poretti, anche l'ultima depositata ieri relativamente al carcere di Arezzo. Infatti, in tre anni non abbiamo mai avuto l'onore di conoscere un numero - non dico un parere - da parte del Ministero della giustizia: sia che si trattasse di sovrappopolazione che dei numeri relativi agli agenti della Polizia penitenziaria, sia che si trattasse del trattamento riservato ai direttori degli istituti che del cosiddetto piano carceri, il ministro Alfano, che tra poco - come riportano i giornali - non rivestirà più quella carica, ha deciso di non fornire alcuna risposta a ciò che Marco Pannella denuncia da oltre 60 giorni e da oltre 70 ore con uno sciopero prima dalla fame e adesso della fame e della sete, cioè l'illegalità patente delle istituzioni italiane nei confronti della nostra Costituzione e di tutti i trattati europei ed internazionali che l'Italia ha deciso di ratificare.
Tale situazione da una parte evidenzia il disinteresse delle istituzioni nei confronti di altri rappresentanti della nostra Repubblica (nel caso di specie, il Ministro della giustizia e i senatori della Repubblica) e, dall'altra, certifica ormai il totale distaccamento dal rispetto dello stato di diritto.
Concludo con un'altra citazione pannelliana: occorre stare molto attenti perché là dove vi è strage di diritto arrivano poi le stragi di persone. Sono centinaia i suicidi in Italia e iniziano a divenire - ahinoi! - centinaia anche i suicidi dei poliziotti penitenziari. Venerdì prossimo io sarò nel carcere di Torino dove fortunatamente, solo perché vi sono grande partecipazione e presenza, cinque suicidi sono stati sventati nelle ultime settimane.
Saranno sicuramente centinaia di interrogazioni quelle che con questo messaggio, anche a nome della senatrice Poretti, voglio sottolineare, ma è intollerabile che si affondi nel silenzio oltre che mediatico anche istituzionale questo stato di illegalità costituzionale. (Applausi dal Gruppo PD).
DI GIOVAN PAOLO (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI GIOVAN PAOLO (PD). Signora Presidente, intervengo per un fatto accaduto ieri e che mi sembra doveroso segnalare, perché si collega alla battaglia, per la quale esprimo solidarietà, di Marco Pannella, quanto ad un argomento di cui non molti si occupano. Nell'universo concentrazionario abbiamo un 30 per cento di detenuti in attesa di giudizio e un altro 30 per cento di condannati dall'ultima, ingiusta, legge che riguarda le tossicodipendenze. È una situazione per cui sono condannati alla stessa pena il personale penitenziario e i direttori delle carceri, che non riescono a fare il proprio lavoro.
Purtroppo proprio ieri l'amministrazione penitenziaria ha comunicato ai datori di lavoro che aiutano con il reinserimento dei detenuti, il che permette un minimo di attuazione della Costituzione per coloro, pochi, che hanno un lavoro, che i soldi del 2011 per il Lazio, dove c'è, dal punto di vista economico, una situazione migliore rispetto ad altre regioni, sono finiti. Presumo che forse per alcune Regioni non ci siano mai stati.
Il direttore del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria - direzione Casa circondariale Rebibbia ha chiesto al datori di lavoro la cortesia di far lavorare i detenuti, nonostante non siano state realizzate le condizioni che la legge prevede dal punto di vista economico. Sostanzialmente, l'amministrazione penitenziaria italiana chiede la carità ai datori di lavoro, che aiutano al recupero dei detenuti, facendoli diventare cittadini modello o quantomeno normali cittadini al pari di tutti gli altri. Questo è accaduto ieri.
Ebbene, se un simile episodio si è verificato nel Lazio con il carcere di Rebibbia, vuol dire che sta per accadere, se non è già accaduto, in tutto il resto dell'Italia. Siamo a metà anno e già mancano le condizioni che erano state inserite all'interno della mozione che tutti insieme abbiamo approvato in quest'Aula e rispetto alla quale l'unico impegno rispettato riguarda le detenute madri. Alla luce di ciò, è ovvio che presenteremo un'interrogazione parlamentare ma la situazione è talmente urgente e disonorevole per il nostro Stato, che chiede la carità ai singoli cittadini per fare in modo che le leggi nazionali vengano applicate, che mi sembrava giusto segnalarlo, dal momento che questa comunicazione ci arriva dal garante dei diritti dei detenuti del Lazio. (Applausi dal Gruppo PD).
COMPAGNA (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMPAGNA (PdL). Signora Presidente, anch'io intervengo sulla questione delle carceri. Avevo chiesto di parlare mentre il senatore Perduca, mi pare anche a nome della collega Poretti, svolgeva il proprio intervento. Al di là della sua formale richiesta di risposta alle interrogazioni, la mia sensazione è che in questa legislatura finora la questione delle carceri sia stata un po' monopolizzata esclusivamente nell'altro ramo del Parlamento, fin dall'annuncio di quel primo piano carceri, in occasione delle comunicazioni rese dal ministro Alfano, su cui poi si è improntata l'iniziativa della collega Bernardini alla Camera.
Per tutta una serie di ragioni, anch'io, che ho presentato qui in Senato un disegno di legge su amnistia e indulto, ho rispettato questo percorso camerale piuttosto che senatoriale. Tuttavia, nello spirito dell'intervento del collega Perduca, vorrei affidare alla discrezione e all'intelligenza della Presidenza, al di là di questa scadenza di passaggio del Ministro ad altro incarico, l'opportunità di trovare il modo, che sia in Commissione, in Aula, o in altra sede, di un approfondimento senatoriale di quelle implicazioni e di quei dati, sempre più drammatici, richiamati dal senatore Perduca, sui quali si sta svolgendo un dibattito pubblico, accentuato dallo sciopero della sete, da quattro giorni, di Marco Pannella, al quale non mi sento neanche in diritto di esprimere solidarietà; certo, ho profondo rispetto. A tal proposito, avrei preferito che quelle considerazioni avanzate ieri da Adriano Sofri, che non mi sento di condividere, fossero state formulate un giorno prima e non un giorno dopo l'inizio dello sciopero della sete. (Applausi del senatore Perduca).
POLI BORTONE (CN-Io Sud). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POLI BORTONE (CN-Io Sud). Signora Presidente, vorrei esprimere non soltanto in maniera quasi rituale e formale la solidarietà a Marco Pannella e al Partito Radicale tutto, ma anche l'apprezzamento, nei riguardi di Pannella e del suo partito, per l'impegno, la costanza e la serietà con cui sta tentando da tempo di sottoporre all'attenzione generale un problema che è effettivamente esplosivo, quale il tema del sovraffollamento delle carceri, con tutte le implicazioni che esso prevede e comporta: problemi di carattere sanitario, di promiscuità veramente incredibile, di invivibilità, di indecenza di condizioni, che sono disumane nel Terzo millennio.
E' un problema grossissimo ed è veramente sconcertante questo disinteresse generale da parte delle istituzioni, ma anche da parte dei mezzi di comunicazione, primo fra tutte la Rai. E bene avete fatto ieri a fare la manifestazione che poca eco ha avuto rispetto all'intelligenza della manifestazione stessa.
Di questo vi siamo grati: per aver sottolineato cioè la disattenzione del servizio pubblico - si fa per dire - radiotelevisivo rispetto ad un problema di così grave importanza.
Io credo che tutti quanti noi dobbiamo innanzitutto chiedere a Pannella di sospendere lo sciopero della sete: Pannella è indubbiamente una risorsa importantissima per tutti quanti noi. Ha sempre avuto il coraggio delle proprie azioni fino in fondo ed ha pagato anche con il suo coraggio e per il suo coraggio. Noi lo abbiamo apprezzato nel tempo quando facevamo parte di un partito, peraltro emarginato, e Pannella, attraverso anche Radio radicale, ci ha dato l'opportunità di avere una ribalta attraverso la quale far conoscere le nostre idee e creare un dibattito politico.
Di questo gli siamo grati: per il fatto che la nostra cultura di destra anche attraverso Radio radicale ha avuto la possibilità di avere una sua ribalta.
Le chiediamo, Presidente, di intervenire fermamente per chiedere a Pannella di interrompere lo sciopero e chiedere anche autorevolmente, come lei sa fare, al Presidente del Senato di fare in modo che Pannella sia audito - faccio solamente un'ipotesi di intervento - in Commissione giustizia perché è giusto che ci dica fino in fondo non solo le sue idee e mozioni, ma anche delle sue proposte.
Ci affidiamo a lei ed alla sua intelligenza politica e crediamo di poter interpretare il sentimento comune di quanti, semmai, non condividono le idee di Pannella e dei radicali, ma che certamente ne apprezzano fin in fondo la importante azione politica. (Applausi dal Gruppo CN-Io Sud e PD e della senatrice Spadoni Urbani).
PRESIDENTE. La proposta da lei avanzata sarà trasferita al Presidente della Commissione giustizia dalla Presidenza.
FLERES (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FLERES (PdL). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, anche il mio intervento si colloca all'interno del drammatico tema della situazione penitenziaria. Intanto mi associo integralmente alle dichiarazioni della senatrice Poli Bortone relativamente all'invito rivolto a Marco Pannella di sospendere lo sciopero della fame perché non è solo.
Non c'è bisogno di un ulteriore sacrificio che egli sta compiendo nelle sue condizioni fisiche perché, accanto a lui, all'interno del Parlamento, nella società civile ci sono tante persone che si battono per le sue stesse ragioni e per una maggiore dignità di vita all'interno delle carceri.
Ciò detto, onorevole Presidente, purtroppo la drammaticità non cessa di attenuarsi. Walter Bonifacio ed Alessandro Giordano erano due detenuti del carcere di Padova, reclusi insieme ad un terzo carcerato.
I primi due si sono suicidati: il primo il 24 maggio, il secondo nella notte tra il 5 ed il 6 giugno, entrambi utilizzando il gas. Questi episodi sono gli ultimi purtroppo di una lunga serie che nel decennio appena trascorso conta oltre 600 vittime.
Ebbene, nonostante questo Parlamento più volte si sia occupato di temi legati alla detenzione, nonostante questo Parlamento più volte abbia approvato mozioni, ordini del giorno, atti di indirizzo e leggi, nonostante tutto questo la situazione penitenziaria continua a non trovare uno sbocco, che non può essere circoscritto al dibattito di una giornata, ad un momento emotivo, alla denuncia di un episodio. È necessario un indirizzo forte affinché il tema entri nell'agenda del Governo e soprattutto, per quanto ci riguarda, nell'agenda del Parlamento.
So anche che non è facile comprendere le ragioni dei reclusi che vengono considerati quasi un non prodotto della nostra società, quasi degli alieni, e invece non sono tali. Mi rendo conto che gli interventi che io e qualche collega facciamo spesso vengono considerati inopportuni e quant'altro, ma io intendo proseguire.
Inoltre continuo a segnalare e a denunciare (ho terminato, Presidente; mi perdoni se ho preso qualche secondo in più, ma il tema lo richiede) i ritardi colpevoli della Regione Siciliana che continua a non adottare il decreto sulla sanità penitenziaria, con ciò comportando una forte violazione dell'articolo 3 della Costituzione per i reclusi che scontano la loro pena da altre parti d'Italia.
Considero colpevole l'atteggiamento del Governo della Regione, del Presidente della Regione, dell'assessore alla sanità e di quanti sostengono questa azione ignobile che sta facendo venir meno un diritto di tutti cittadini, soprattutto di quelli che sono privati della libertà. (Applausi dal Gruppo CN-Io Sud e dei senatori Alicata e Perduca).
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