Solo il notiziario droghe dell’Associazione Diritti e Utenti dei Consumatori (ADUC), si è accorta della pubblicazione dell’ennesimo rapporto dell'Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine (UNODC), incentrato su “Tossicodipendenza, Criminalità e Insurrezione” in Afghanistan. Nessuna agenzia di stampa né tantomeno il solerte direttore dell’UNODC hanno pensato bene di presentarlo a Roma dove si discute della necessità e urgenza di convocare una conferenza internazionale per la pacificazione del paese asiatico.
Perché non si vogliono far conoscere i fallimenti delle politiche di eradicazione delle colture che costano ingenti risorse umane e finanziarie mentre il fenomeno potrebbe essere incanalato nella produzione legale di oppiacei per la cura del dolore andando a incontrare la domanda reale di analgesici per miliardi di poveri?
Secondo l’Onu infatti, il traffico di eroina oggi frutta ai Talebani molto più che quando erano al potere. Dieci anni fa i Talebani ricavavano intorno ai $75-100 milioni l'anno, tassando la coltivazione di oppio. Oggi ricavano in media $125 milioni annualmente, solamente tassando la coltivazione e il commercio di oppio senza contare il pizzo imposto ai laboratori che raffinano l'oppio in eroina, l'importazione dei precursori chimici ecc.
Nel documento, pubblicato il 21 ottobre scorso, si esaminano le conseguenze devastanti che le 900 tonnellate di oppio e le quasi 400 tonnellate di eroina esportate dall'Afganistan ogni anno comportano per la sicurezza e la salute pubblica dei paesi situati lungo le narco-rotte balcaniche ed euro-asiatiche, fino all'Unione Europea, Russia, India e Cina. Il rapporto spiega inoltre in che modo lo stupefacente più letale al mondo ha costruito un mercato che vale 65 miliardi di dollari, avvelena 15 milioni di tossicodipendenti, causa 100.000 morti all'anno, diffonde HIV/AIDS ad un tasso senza precedenti e, l'elemento più serio che mai, finanzia mafie, ribelli e terroristi.
Con insospettate conseguenze in termini di traffico. l'oppio afgano che si riesce a sequestrare è poco: solo il 20% dell'eroina trafficata nel mondo e' confiscata (rispetto al 42% della cocaina esportata dai paesi Andini.) Non solo, i sequestri si fanno meno frequenti man mano che la droga si incammina verso l'Occidente. Mentre l'Iran intercetta il 20% degli oppiacei che l'attraversano, e il Pakistan il 17%, l'Asia Centrale ne intercetta solo il 5% e la Russia un magro 4%. Va anche peggio in paesi dell'Europa sud-orientale, membri dell'UE (Bulgaria, Grecia e Romania) che intercettano meno del 2% dell'oppio nazionale.
La certificazione dei fallimenti del proibizionismo da parte delle Nazioni unite dovrebbe essere al centro del ballottaggio per le presidenziali afgane, perché tutto questo silenzio?
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