2.25.2009

Sulla Legge Carfagna sulla prostituzione

Riprende l'esame sospeso nella seduta del 19 febbraio scorso.

Interviene in discussione generale il senatore PERDUCA (PD), che si sofferma in primo luogo sul disegno di legge da lui presentato, insieme alla senatrice Poretti, in materia di esercizio della prostituzione. Osserva che la ratio ispiratrice della proposta si fonda su un principio antiproibizionista, in base al quale, più che reprimere il fenomeno, occorre definire un'architettura legale che possa disciplinare quanto più possibile l'esercizio della prostituzione.

Ritiene che, oltre a ragioni di carattere ideologico, non poche esigenze di natura pragmatica impongano una soluzione volta alla liberalizzazione del fenomeno. Richiama in proposito la legislazione adottata in altri Paesi europei, soprattutto dell'Europa del nord, che si fondano sul riconoscimento della libertà di prostituirsi, in una cornice legislativa che ne regolamenti le modalità. Ritiene infatti che la soluzione proibizionista proposta dal Governo si ispiri chiaramente ad una visione culturale che nel rifiutare la liceità stessa della prostituzione, finisce per equiparare coloro che sono vittime di sfruttamento sessuale a coloro che liberamente scelgono di prostituirsi.

Si sofferma quindi sulle complesse questioni connesse allo sfruttamento di donne provenienti da Paesi stranieri. Al riguardo riferisce di una visita da lui svolta nel carcere femminile di Vercelli, ove ha avuto occasione di colloquiare con alcune prostitute, per la maggior parte straniere. Dalle loro testimonianze si evince che la scelta di lasciare il paese d'origine nasceva dall'esigenza di fuggire da un contesto sociale, economico e familiare che aveva favorito la loro partenza.

Alla luce di queste testimonianze, la scelta di prevedere il rimpatrio delle prostitute minorenni, operata dal comma 2 dell'articolo 2 del testo del Governo, appare una soluzione del tutto impropria, considerando che, in molti casi, proprio le famiglie di origine le hanno vendute ai mercanti del sesso.

Si sofferma quindi sulle questioni legate al favoreggiamento della prostituzione, osservando che, in molte occasioni, le forze dell'ordine procedono all'arresto di donne ex-prostitute, che le associazioni criminali utilizzano per coordinare le reti del traffico di loro connazionali, e di cui fanno uso come copertura per nascondere la loro attività criminale.

Esprime quindi riserve sulle ordinanze emanate dal Sindaco di Roma per combattere la prostituzione sulle strade, osservando che le statistiche ottimistiche pubblicate dal Comune di Roma contengono dati fuorvianti. Osserva infatti come, nonostante la campagna mediatica fortemente orientata a valorizzare gli interventi di repressione del fenomeno, manchi ancora uno studio sull'impatto della legislazione che verifichi l'efficacia effettiva delle misure adottate, per eliminare la prostituzione dalle strade. Ritiene peraltro molto più significativa l'esperienza del comune di Genova, ove si è deciso di individuare forme di interlocuzione tra le prostitute, che svolgono liberamente la loro attività, e i cittadini, le imprese commerciali e gli altri soggetti coinvolti, allo scopo di regolare il fenomeno della prostituzione in un contesto di libertà, tenendo conto - nello stesso tempo - delle esigenze di organizzazione e regolamentazione.

Ribadisce in conclusione le sue profonde riserve nei confronti del disegno di legge di iniziativa governativa, soprattutto per il suo carattere indiscriminatamente repressivo, inidoneo a risolvere realmente le complesse questioni coinvolte.

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