10.19.2008

Sulle missioni internazionali

Legislatura 16º - Commissioni 3° e 4° riunite - Resoconto sommario n. 3 del 07/10/2008


IN SEDE REFERENTE

(1038) Conversione in legge del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

(1061) Conversione in legge del decreto-legge 29 settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Riprende l’esame congiunto, sospeso nella seduta pomeridiana del 1° ottobre scorso.

Il senatore PERDUCA (PD) condivide i rilievi svolti dal senatore Tonini, ove si sottolineava l’opportunità per il Governo italiano di proseguire in un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, indipendentemente dalla presidenza statunitense, anziché sostenere la posizione russa nell’ambito della crisi nel Caucaso.

Relativamente alla missione di vigilanza in Georgia, fa presente come il contesto georgiano risulti per molti versi simile a quello balcanico del decennio scorso, paventando che la predisposizione di una missione civile in uno scenario di recente conflitto armato possa porre in pericolo l’incolumità degli osservatori in caso di recrudescenza degli scontri.

Per quanto concerne la prospettata opportunità di un’audizione parlamentare del Governo, fa presente che sarebbe preferibile procedere ad un incontro separato dei Dicasteri della difesa e degli affari esteri onde consentire un migliore dibattito.

Con riferimento, invece, alla prevista Conferenza dei donatori, e alle Conferenze internazionali in programmazione per definire diplomaticamente l’assetto della Georgia, sottolinea l’esigenza che non vengano escluse dai tavoli di trattativa anche le rappresentanze di Abkazia e Ossezia del Sud, nell’interesse delle relative popolazioni.

Passando quindi alle disposizioni relative alla missione italiana in Afghanistan, fa presente che il decreto-legge n. 150 non si limita a prevedere un prolungamento temporale della stessa ma anche l’impiego di ulteriori mezzi militari. A tale proposito, sottolinea come un rafforzamento della presenza militare incrementi le possibilità di conflitto e, pertanto, di mancato rispetto del mandato di pace della missione. Reputa opportuno che nello scenario afgano il confronto a livello politico avvenga individuando gli interlocutori più affidabili e, soprattutto, trattando dell’importante problematica legata al traffico dell’oppio prodotto nella zona. Ricorda, in proposito, come la posizione del Governo italiano non emerga con chiarezza e come, a proprio avviso, sarebbe necessario raggiungere un’intesa a livello internazionale sul punto.

Con riferimento, infine, all’intervento in Libano, fa osservare come la situazione nell’area appaia preoccupante anche dal punto di vista della sicurezza e come la presenza italiana non debba essere confermata senza essere preceduta da un’accurata valutazione del contesto politico di riferimento.

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