PRESIDENTE. Volevo informare l'Aula che circa 30 minuti fa la collega Bonino è stata colta da un leggerissimo malore mentre si trovava alla buvette. È stata prontamente assistita dai medici dell'infermeria e adesso sta meglio. Le inviamo i nostri migliori auguri di pronta guarigione. (Generali applausi).
PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.PERDUCA (PD). Signor Presidente, un malore è il minimo che possa succedere a chi, per cinque giorni, ha occupato un Aula parlamentare per richiedere un minimo di legalità costituzionale in questo Paese. È stato detto che la mozione presentata dai senatori Cossiga e Quagliariello non era un atto di ostruzionismo. È vero: essa voleva creare un clima di intimidazione che, puntualmente, ha dato il suo risultato e cioè che il procuratore generale di Milano presentasse un ricorso, così sospendendo la decisione della corte d'appello e consegnando ancora una volta, non soltanto un organismo che da 16 anni non dà alcun segno di vita, ma anche la sua famiglia a una sofferenza quotidiana continua.
Tutto questo ci è stato imposto da qualcosa che si chiama il Popolo della Libertà ma, con rispetto parlando, se non fosse stato per l'intervento del senatore Saro, anche a nome del senatore Paravia, non ci sarebbe più neanche dal punto di vista lessicale la minima speranza che da quei banchi possa venire alcuna proposta di libertà per questo Paese. (Proteste dai banchi della maggioranza).
Vi siete assunti la responsabilità, ancora una volta e in maniera strumentale, con questo conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, di cancellare la possibilità, non soltanto per questo Parlamento, ma anche per il Paese, di poter diventare finalmente non soltanto singoli cittadini ma sovrani del proprio corpo e liberi di scegliere come vivere e fino a quando vivere degnamente la propria vita!
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate che il senatore Perduca concluda il proprio intervento.PERDUCA (PD). Noi dovremmo iniziare un'indagine conoscitiva in quest'Aula, non sulle possibilità e tecniche per stabilire quale possa essere il testamento biologico ma sull'eutanasia. È un fenomeno che in questo Paese esiste, che è sommerso e che non volete far conoscere. Proprio per questo, sicuramente, l'eutanasia toglie delle vite anche a coloro che potrebbero vivere in modo diverso e appieno nella propria libertà!È per questo, quindi, che anche a nome dell'onorevole Bonino, alla quale vanno gli auguri di pronto ristabilimento, io voto sicuramente e decisamente no, come l'80 per cento degli italiani che continuano in tutti i sondaggi pubblici a dimostrarsi favorevole all'eutanasia.
1 comment:
E’ giusto staccare spina? E’ giusto interrompere l’alimentazione forzata a un organismo in coma vegetativo che non riesce a prendere nessuna decisione autonoma? Bisogna porsi seriamente queste domande per affrontare il tristissimo caso di Walter Veltroni.
Se mancava un tassello alla comprensione del fenomeno da parte dei suoi pur numerosi elettori, l’astensione del Pd sul conflitto di attribuzione e, in ultima analisi, sul caso di Eluana Englaro lo ha fornito. Così chiaro e così limpido che dai giornali amici ai blog lo sconcerto degli elettori è palpabile, a tratti feroce. E’ vero che il segretario del Pd non ha lasciato un testamento biologico, ma molti testamenti spirituali sì. I Kennedy (wow!). Obama (yes!). La passione per le battaglie civili, si può fare, I care, tutte cose che ripetute ossessivamente, sospese tra la retorica un po’ beat dell’altra America e la speranza fantascientifica di un’altra Italia. La leadership veltroniana nasceva sull’onda di un discreto fascino decisionista. Via la sinistra e i comunisti cattivi, via Mastella, via Dini (c’era pure la canzoncina), finalmente le mani libere! Doveva essere il valore aggiunto del Pd: noi da soli, senza forze esterne che ci condizionino, senza gente che ci tira di qui e di là. Ora, passati cento giorni, il caso Englaro permette di tirare un po’ di somme: finalmente c’è una battaglia civile sul tavolo, un argomento denso per spessore, vivo e urgente, tanto “civile” da toccare potenzialmente la vita di tutti noi. E cosa fa il partito che ha corso da solo per non farsi influenzare da nessuno? Scappa e si astiene. Essendo in netta contrapposizione la componente laica e quella cattolica all’interno del partito, si è deciso di non decidere. Le mani libere servono sì, ma solo per alzarle in segno di resa. In assenza dei comunisti cattivi, le mani libere le legano la Binetti, Rutelli, i teo-dem. Ora, il dibattito è ancora più attuale e gli elettori del Pd se lo chiedono: staccare la spina? Interrompere l’alimentazione forzata? Porre fine all’agonia? Che dite, si può fare?
A. Robecchi - il manifesto
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