5.01.2008

Forza Ragazzi!!!

3 comments:

Anonymous said...

Che palle! Io avrei tenuto dentro il pazzo fino all'ultimo, con bobone facciam pena in avanti.

Anonymous said...

non ne azzecchi una, coglione

Anonymous said...

Colombia: di lavoro si muore, ma ammazzàti
di Gennaro Carotenuto
su Gennaro Carotenuto.it del 02/05/2008
Esiste un paese al mondo, la Colombia, dove le morti dei lavoratori non sono solo bianche, ma da anni si combatte una guerra contro i loro diritti eliminando uno a uno chiunque osi alzare la testa e reclamare legalmente per i propri diritti. Nel 2008 sono stati 24 in appena quattro mesi i sindacalisti ammazzati, uno ogni 5 giorni.
In passato in Colombia se facevi il sindacalista e rompevi le scatole per diritti basilari, ti facevano fuori e via. Una pallottola all’uscita del lavoro, o al ritorno a casa. Quasi una “morte bianca”, come vengono edulcorate in Italia. Ma negli ultimi anni i paramilitari che lavorano da sicari per le grandi multinazionali come per le piccole e medie imprese, hanno raffinato la loro tecnica. Il sindacalista viene sequestrato, torturato per ore sapendo che il suo destino è la morte, viene mutilato pezzo a pezzo quando è ancora vivo e in genere viene fatto morire dissanguato. Il corpo viene poi pietosamente restituito ai familiari, perché lo possano piangere ma sopratutto perché il terrore possa spargersi a macchia d’olio come il sangue del disgraziato.
Secondo i dati della ENS (la scuola quadri della Confederazione generale del lavoro, CGT), in 20 anni di sindacalisti in Colombia ne hanno ammazzati 2.578, più di 120 all’anno, uno ogni tre giorni. Sono più morti di tutti i morti palestinesi e israeliani della seconda intifada, più morti di una guerra di mafia, ma i sindacalisti morti in Colombia non interessano a nessuno sulla stampa internazionale. E interessano poco o nulla alla giustizia colombiana. Appena 76 dei 2578 omicidi sono stati puniti dalla magistratura. In Colombia girano 2502 assassini di sindacalisti impuniti e pronti a colpire ancora nell’interesse dell’impresa, dalla Coca-Cola giù giù fino all’ultima falegnameria dispersa nella selva.
E i risultati del sangue si vedono. Nell’era Uribe, i contratti collettivi si sono ridotti ad un terzo di quelli del decennio precedente e in un paese che cresce del 7% l’anno (un ritmo minore di Argentina o Venezuela, ma sempre considerevole) non vengono creati che posti di lavoro precari, più che raddoppiati sempre rispetto al decennio precedente.