Continua lo scambio di date e dati, seppur tra blog, relativamente alla campagna di Marco Pannella chiamata "Iraq Libero!" che chideva alla comunità internazionale di creare le condizioni politiche perché Saddam Hussein potesse venir trasferito verso un paese terzo - incolume ma non immune - per far spazio a uno sforzo internazionale coordinato dall'ONU di costruzione di un regime democratico in Iraq.
Christian Rocca sul suo blog, in sempitura difesa delle scelte dell'Amministrazione Bush, ha sferrato il primo attacco, il dibattito s'è poi spostato sul forum di Radicali Italiani. Tra i tanti documenti recuperati c'è in particolare un'intervista per la televisione pubblica USA (Dio ce la salvi!!!) PBS del settembre 2002 in cui Rumsfeld dice, con lo stesso tono apolitico con cui commentarono in molti la proposta di Pannella primo fra tutti l'omologo di Rummy Antonio Martino, che si potrebbe sperare in uno scenario alternativo all'attacco militare. Mi pare chiaro che se il Ministro della Difesa dell'only remaining superpower dice che si potrebbe "sperare" chiaramente si denota scarsa, se non nulla, attenzione politica allo scenario sperato.
Rumsfeld ci tiene però a sottolineare come la guerra sia l'ultima misura a cui ricorrere, ma che, nel caso dell'Iraq non si tratterebbe della prima perché, dice lui, ormai sono 11 anni che le Nazioni Unite adottano risoluzione che vengono sistematicamente disattese, se non dileggiate, da Saddam che ne frattempo accumula un potenziale per le sue armi di distruzione di massa.
Rumsfeld poi elenca anche tre casi di despoti che sono "andati a vivere in paesi stranieri". Due qui mi paiono le questoni: andare a vivere in un paese straniero non è di per sé uno scenario simile al trasferimento di un dittatore in vista di un suo processo internazionalizzato, in tutti e tre i casi citati il viaggio è stato organizzato, per così dire, da una qualche forza esterna, non è accaduto per libera scelta dell'interessato.
E' ragionevole quindi imputare la primogenitura a Rumsfeld della proposta dell'"esilio" di Saddam. I really don't think so! Ma è bene che il dibattito continui. At the end of the day, come direbbe Pannella se fosse più fluente in inglese, c'è chi ritiene che Bush debba essere impicciato per questo.
L'intervista poi affronta anche il legam tra l'Iraq e al-Qaeda eccone però la parte saliente (recuperata grazie all'archivista di RadioRadicale.it Federico Punzi)
JIM LEHRER: Okay. But I mean now -- that was years ago now. We're in this situation now and the president of the United States says no more; action has to be taken; this has to end. Do you see a scenario short of military action that is going to get where the president and the world community wants to get, which is a disarmed Iraq?
DONALD RUMSFELD: Well, one would certainly hope so. That is to say that no one any sense would want to go to war. War is a last resort, not a first resort. We have gone through eleven years of violating these U.N. resolutions. We have gone through eleven years where -- recent years, four years where they threw the inspectors out and there's been no one there. And their progress on weapons of mass destruction -- chemical, biological, and nuclear -- have gone forward. Now, if Saddam Hussein and his family decided that the game was up and we'll go live in some foreign country like other leaders have done --- I mean, clearly the shah of Iran left, Idi Amin left; "Baby Doc" Duvalier left. There have been any number of leaders who have departed recognizing that the game was up, that it was over, that they had run their term. So that could happen.
[...]
Letto e analizzato quanto sopra, credo che però vada anche presa in considerazione la determinazione maggiore con cui Rumsfeld si dedica al "worst case scenario" dell'attaco militare. Direi che non c'è bisogno di commenti:
JIM LEHRER: We can do that and still keep going after al-Qaida and do all of our other responsibilities?
DONALD RUMSFELD: Absolutely. The military leaders and the combatant commanders and the services and I have all met repeatedly; we have a force sizing construct and a strategy that enables the United States of America to engage in two major theater conflicts near simultaneously to win decisively in one and to occupy the country to swiftly defeat in the other case and hold; and to simultaneously provide for homeland defense and a series of lesser contingencies such as Bosnia or Kosovo. And we have the capability to continue to pursue the global war on terrorism and certainly the problems of Iraq are part of the global war on terrorism as we have been doing.
JIM LEHRER: So, whatever the President decides, if it's a military decision on Iraq, you're prepared to do it and do it -- whatever it is?
DONALD RUMSFELD: There's just no question about it. The United States military will be prepared to do whatever the President orders and do it well.
Se solo i mezzi di comunicazione di massa, italiani e internazionali, si fossero interessati della proposta di Pannella a tempo debito, invece che ingigantire il "No Blood For Oil!" e convocare milioni di persone in piazza, oggi questo potrebbe essere un mondo diverso.
5 comments:
Beh, mi sembra che la ricostruzione di Rocca non faccia una grinza. Non vedo cosa ci sia di male per Pannella nell'aver cavalcato un'idea (altrui) buona
la ricostruzione di che?
certo secondo codesto modo di ragionare il complesso di edipo, invece che esser figlio di freud lo è di shakespeare.
Questa di Freud e Shakespeare chiarisce tutto: hai bisogno di 20 gocce di Minias per andare a nanna e non ce le hai, le hai finite. Ma da quante notti non dormi? Tommaso (medico)
mai preso medicine ;) comunque se ti scappa una ricetta in più manda che potrebbe tornar utile a un certo punto
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