L’aumento del 15% della produzione di oppio in Afghanistan, documentato dall'Ufficio ONU sulla droga e il crimine non è una notizia, sono ormai quattro anni che sistematicamente si assiste a una crescita costante delle aree del paese che vengono convertite nella coltivazione del illecite di papavero che oggi hanno raggiunto il 95% della produzione globale di materia prima per eroina. Nel luglio del 2006, e a marzo di quest’anno, il governo Prodi ha fatto propria una proposta del deputato radicale della Rosa nel Pugno Sergio D’Elia che chiede all’Italia di promuovere, in coordinamento coi partner europei e all’interno del sistema delle Nazioni unite, una progressiva conversione delle colture illecite di oppio verso il mercato legale degli analgesici. I primi di settembre il Parlamento europeo sarà chiamato a votare su una raccomandazione al Consiglio europeo preparata dall’eurodeputato Marco Cappato che chiede una massiccia promozione delle terapie del doloro in tutto mondo, con particolare attenzione ai paesi poveri, nonché il lancio di un progetto pilota di oppio per morfina in Afghanistan.
Rilanciare l’eradicazione del papavero in Afghanistan, magari attraverso le fumigazioni, sarebbe perpetrare la stessa politica dello struzzo che caratterizza il proibizionismo globale da un quarantennio: continuare a non valutare il fallimento del “no alle droghe”. Non prendere atto della situazione a fronte di continuo aumento del fenomeno è una politica criminogena, se non propriamente criminale. Un voto favorevole al rapporto Cappato al PE potrebbe aprire la strada a politiche di tipo diverso fondate sul buon senso e il buon-governo dei conflitti.
2 comments:
politiche proibizioniste: un ristretto gruppo di proibizionisti in buona fede più una maggioranza di proibizionisti in cattivissima fede. Che sul proibizionismo hanno fondato imperi e capitali. Criminogena? No, proprio criminale.
concordo in pieno!
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