Perduca, ti ricordi quando Bettino Craxi inventò un secondo Partito Radicale per oscurare mediaticamente Pannella? Rocca, Punzi, il Foglio, Libero, L'Opinione etc.fanno parte del network berlusconiano.Taradash usa le stesse parole di Capezzone anche nella critica alla destra italiana.Il direttore dell'Opinione,Diaconale, sono mesi che getta l'amo con l'esca della terza via "liberale", "né di destra, né di sinistra", che sembra di leggere Castaldi.Non è che tanta agitazione tra i "liberisti" di casa nostra è dovuta al partito "nuovo",quello della Brambilla? E l'incertezza berlusconiana se accellerare o rallentare la sua formazione non è che ha spinto i nostri eroi alla creazione di una terra di mezzo nella quale parcheggiarsi nell'attesa di una chiamata? Che ne pensi?
ehhhhhhhhhh io che dico? io dico, che, come dice pannella, è radicale chi è iscritto, quindi anche landolfi, presidente della commissione di vigilanza sulla rai o cesarone previti. detto questo l'attesa fa raramente parte della lotta radicale. contenuti e contenitori sono sicuramente importanti, ma quel che speso sfugge ai teorici o ai cavalcatori degli umori radicali è il ruolo che i radicali possono giocare in congiunture politiche a scarso tasso di democrazia. un ruolo da incursori, scomodo, dove personale e politico (purtroppo) si aggrovigiano e spesso uno risente delle azioni dell'altro. non dico che si tratti dell'annientamente dell'ego, ma insomma ci si va vicino...
attaccati forte perchè sto per andare per le vie tortuose: a me quello che rattrista è che da sempre in casa radicale si è abbastanza arroganti da pensare che se gli altri sembrano non capire, il problema è loro e non nostro.
Oggi è l’ultimo giorno utile per decidere che fare del proprio Tfr. È una scelta che riguarda tutti i lavoratori dipendenti, con la sola eccezione degli impiegati pubblici. Milioni di lavoratori (l’associazione dei direttori del personale stima fino al 70%) non hanno ancora scelto. Se non lo faranno oggi subiranno le regole del silenzio-assenso che sono fortemente punitive (per informarsi si legga «Non è d’oro il silenzio sul Tfr» sul sito www.lavoce.info). Il Tfr rappresenta il 6,91% della retribuzione annua. A questo va aggiunto un contributo addizionale a carico dell’azienda, circa l’1% dello stipendio al lordo delle imposte (ma dal quale potrebbe essere escluso chi non sceglie oggi). Mi sarei aspettato che in queste settimane il governo lanciasse una campagna di informazione per spiegare ai lavoratori l’importanza di questa scelta e i rischi del non scegliere. Che approfittasse di questa scadenza per spiegare ai giovani che fra trenta, quarant’anni quando andranno in pensione, l’Inps non esisterà più e la loro vecchiaia dipenderà da quanto avranno risparmiato e da come avranno investito i loro risparmi. Che accettasse la sfida del Governatore della Banca d’Italia e riducesse, anche di poco, i contributi obbligatori, consentendoci di investire direttamente una parte del risparmio che oggi dobbiamo obbligatoriamente affidare all’Inps. Che avesse il coraggio di mettere in discussione alcune delle scelte di previdenza integrativa del precedente governo. Perché ad un lavoratore non deve essere consentito di riscattare il 100% del capitale maturato al momento del pensionamento e farne ciò che vuole? Perché se un lavoratore decide di investire il suo Tfr in un fondo non previsto dagli accordi sindacali perde il diritto al contributo addizionale a carico dell’azienda? Perché se è scontento dei rendimenti offerti dal suo fondo di categoria deve aspettare due anni prima di poter trasferire i propri risparmi altrove? Forse perché la gran parte dei fondi negoziali sono co-gestiti dai sindacati? Al tavolo intorno al quale nei giorni scorsi si è discusso di riforme delle pensioni si è svolto un balletto vecchio di almeno vent’anni. Come sempre, il governo ha invitato solo i sindacati. Ma che cosa sperava di ottenere dalla trattativa con una controparte i cui iscritti sono perlopiù lavoratori già in pensione o prossimi alla pensione? Un governo lungimirante avrebbe invitato a quel tavolo rappresentanze di giovani. L’altro ieri Walter Veltroni ha citato Vittorio Foa: «La destra è figlia legittima degli interessi egoistici dell’oggi; la sinistra degli interessi di coloro che non sono ancora nati». Forse la sinistra che sogna Veltroni, certo non quella rappresentata in questo governo. Prodi ha già deciso di accettare la richiesta dei sindacati: la legge Maroni verrà cancellata e dal prossimo anno si potrà continuare ad andare in pensione prima dei 60 anni. «Non si può mica rischiare uno sciopero generale!» (si osservi: contro una legge già in vigore, non contro una proposta previdenziale thatcheriana). La realtà è che quello sciopero avrebbe la stessa legittimazione dei blocchi stradali attuati dai tassisti contro il decreto Bersani: basterebbe avere il coraggio di spiegare ai cittadini quali privilegi si vogliono proteggere con quello sciopero. Nel Dpef il ministro dell’Economia ha scritto che qualsiasi sarà l’accordo non dovrà pesare sui conti pubblici dei prossimi due-tre anni: dovrà essere compensato da altre modifiche nelle regole previdenziali. Non si rende conto che non si tratta di una questione solo contabile, che silenzi e reticenze sul Tfr e il passo indietro sull’età di pensione continuano a dare ai cittadini la sensazione di una politica che non sa dare prospettive. 29 giugno 2007
Per oltre un ventennio è stato l’ombra di Marco Pannella. Schivo, di poche parole, di poca immagine pubblica ma di grande peso nel partito, il cinquantenne Paolo Vigevano per i radicali era il Grande Custode della Radio. Ma forse era anche qualcosa di più: il garante della cassa di famiglia, il tutore di una apparato mediatico e finanziario che nel tempo è andato crescendo. Dai tempi dei primi sit-in alla holding Radio radicale, dal Pannella imbavagliato al Pannella che parla dei "gioielli di famiglia", molta acqua è passata sotto i ponti. Ora Vigevano ha deciso di lasciare, e in questa intervista ne spiega le ragioni.
Dopo 25 anni di militanza radicale siamo al divorzio da Pannella. Per quali motivi?
I motivi sono vari e molteplici, ma quello centrale è la considerazione di aver portato a termine il mio progetto e ora Radio radicale non ha più bisogno di me. E’ una solida struttura nella quale operano validissimi elementi.
D’accordo Vigevano. Però quando un dirigente se ne va dopo 25 anni, ci deve essere qualche ragione profonda. Non è che avete litigato sulla gestione finanziaria del partito?
No in modo assoluto. In tutti questi 25 anni, dei quali quasi 20 da tesoriere, incarico che peraltro non rivesto più dal 1997, questo punto non è mai stato in discussione.
Allora è una rottura sulla linea politica. Non era d’accordo sui referendum?
I referendum sono sempre più lo strumento del futuro, ma di un futuro che si sta rapidamente avvicinando. la società moderna, come ormai tutti gli scienziati confermano, avrà sempre più bisogno di due istanze legislative, una parlamentare e l'altra popolare diretta, referendaria. Ma in politica, come nel mondo della tecnologia e in quello imprenditoriale, c'è una cosa peggiore che arrivare troppo tardi: arrivare troppo presto. E questo è l'errore di Marco Pannella. Ed è per supplire alle conseguenze di questo errore che Marco ha dovuto ricorrere a una politica "corsara", fatta di accordi multiformi e complicati, stipulati all’ultimo minuto, che hanno come conseguenza quella di rendersi poco comprensioni agli elettori e di accreditare un’incancellabile fama di inaffidabilità
Il rebus si fa complicato. Mettiamola così: lei è stato d’accordo su come Pannella ha gestito la forza elettorale che si è trovato per le mani alle elezioni europee? E’ stato usato bene quell’8%?
Marco ha voluto in quest'ultimo periodo forzare la mano nel tentativo di raccogliere soldi senza esporre la sua strategia politica. Ha preteso quindi di ottenerli attraverso la ricerca di uno "sponsor" editoriale per Radio radicale in grado di sborsare 50-100 miliardi in cambio solo di un "ritorno di immagine". Tutto per non puntare da subito sul movimento Politico, sulla lista Bonino e quindi per non scoprire le carte di dichiarando la propria collocazione (con Berlusconi, con D'Alema, da soli). Radio radicale è diventata così un elemento essenziale e interno a una strategia e a trattative che è solo lui a decidere e a condurre. In tale situazione, non essendoci più problemi di "salute" per l'azienda, la necessità di continuare a occuparmene è venuta a mancare".
Secondo lei i radicali dovrebbero fare alleanze in vista delle elezioni
Per una forza della consistenza della Lista Bonino sarebbe opportuno stringere alleanze. Ma per far questo occorre essere in due, e se è vero che Pannella è "troppo in anticipo" è anche vero che gli altri sono in grande ritorno o addirittura stanno fermi.
Sono state predominanti le incomprensioni politiche o gestionali per Radio radicale?
Non si è trattato di divergenze con Marco Pannella su Radio radicale, nella cui gestione ho sempre avuto il massimo di autonomia essendo peraltro una mia creatura. I dissapori sono ad ampio raggio: operativi, gestionali e comportamentali".
Che cosa Intende con "dissapori comportamentali"? Siamo al mito di Pannella che divora i suoi figli?
Quando ci sono contrasti gestionali e operativi in una struttura come quella radicale, non regolata da alcuna forma statutaria, ma affidata a una sorta di consultazione permanente, continue e spesso interminabili riunioni, diventa impossibile anche la semplice convivenza.
Accusa Marco Pannella di essere troppo accentratore?
E una realtà sotto gli occhi di tutti che Marco Pannella sia un accentratore. Non è un'accusa. Sono solo venuti a mancare I presupposti per continuare a lavorare insieme.
Comunque, adesso Pannella ha deciso che Radio radicale non si vende più. E’ questo contrordine la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
Sono sempre stato al centro delle trattative e quindi sempre al corrente del loro sviluppo. Essendo Radio radicale al centro del progetto politico condotto da Marco Pannella è normale che repentini mutamenti di rotta siano giustificati da trattative politiche. Ormai da un mese ho fatto tutti gli atti necessari per restituire a Marco Pannella quello che è suo, radio radicale.
Si dice che stavate trattando con l’Espresso, con il Sole 24 ore e con Caltagirone. Me lo confermi?
e trattative non sono state formalmente chiuse. Sono ancora vincolato da obblighi di riservatezza
Ma Lei resta l’amministratore di Radio radicale. Non è che dietro l’angolo c’è una contesa su frequenze e patrimonio di quella che è una vera e propria azienda?
Non è vero che sono l’amministratore, mi sono dimesso anche dal consiglio di amministrazione della radio. Quanto a contese su frequenze e patrimoni, è semmai il settore della radiofonia privata soprattutto nazionale ancora oggi in balia di interessi esterni ed estranei a cominciate da quelli ella RAI, che continua a impedire con ogni mezzo l’approvazione a l’attuazione delle leggi di riforma.
La vostra è una rottura definitiva?
La mia decisione è irrevocabile.
Lei per oltre 20 anni ha vissuto tra microfoni e digiuni, debiti e sit-in, insomma un impegno totalizzante, quasi religioso. Com’è il day after?
Tanti anni di questo tipo di vita sono stati faticosi, ma mi hanno consentito un’esperienza unica in Italia nei settori di mia competenza. Ora ho voglia di un po' di riposo, ma sono anche pronto a ritornare in mare aperto.
Ha già qualche nuova prospettiva professionale e politica?
Certo, sto vagliando in questi giorni interessanti progetti di tipo sia professionale sia politico.
Ci dica qualcosa di più, avremo Vigevano nel mondo dei media o in una trincea politica?
In Italia, come tutti sanno, è impossibile scindere il mondo dei media da quello della politica. Io ho maturato una lunga esperienza in entrambi.
C'è un futuro per i radicali al di là di Pannella, oppure come spesso è accaduto nella storia, una vicenda politica nasce e scompare con la parabola di un uomo?
Dipende più dai radicali che da Pannella. Non mi riferisco alla forza politica organizzata, il partito, che in quanto tale oggi non esiste, ma alla capacità dei singoli di affrancarsi da Marco per realizzare qualcosa a prescindere da lui e dal partito. Allora potrà forse esistere un futuro per le lotte radicali anche dopo Pannella.
Come vi lasciate, "senza rancore" oppure no?
Siamo troppo saggi tutti noi per albergare rancori che non portano a nulla.
dai anonimo, non dire banalità. Chi è Paolo Vigevano per dire quello che ha detto? Cosa sono 25 anni da radicale se adesso non è più iscritto? Eppoi è passato dall'altra parte con Taradash...ah no, già dall'altra parte c'eravamo anche noi...vabbè però adesso siamo di quà e lui è restato dillà. E poi che palle con 'sta storia di Pannella Chrono e accentratore, sempre le solite sul tasso di democrazia interna al partito, mai niente di originale...che poi il Perdukistan si intristisce.
vigevano è sempre stato iscritto anche dopo le sue scelte di far altro. l'anno scorso, e dico l'anno scorso, è rimasto al congresso della coscioni più a lungo di certi parlamentari della rosa nel pugno... comunque leggetela bene quell'intervista e mettetela in relazione col messaggio di capezzone al comitato di oggi, se traggono delle lezioni di vita
Io l'ho letta bene e a me ha colpito questa parte qui:
C'è un futuro per i radicali al di là di Pannella, oppure come spesso è accaduto nella storia, una vicenda politica nasce e scompare con la parabola di un uomo? Dipende più dai radicali che da Pannella. Non mi riferisco alla forza politica organizzata, il partito, che in quanto tale oggi non esiste, ma alla capacità dei singoli di affrancarsi da Marco per realizzare qualcosa a prescindere da lui e dal partito. Allora potrà forse esistere un futuro per le lotte radicali anche dopo Pannella.
caro perdukistan, mi sa tanto che la non-storia è quella che si apre davanti a voi ...( Quando si perde il senso critico, la visione delle cose e si ricade in inutili personalismi e odi individuali non si va proprio da nessuna parte Guarda che lo dico con rammarico
Ma tu ti devi rammaricare del fatto che, una volta morto Pannella, i radicali non ci saranno più. Ma tu ti devi rammarcare del fatto che, se cade Prodi, sei disoccupato.
non mi rammarico di qualcosa che è di là da venire, eventualmente cerco di far sì che non accada. capisco che si tratta di una differenza radicale, ma tant'è
Ma che dici? Tu prevedi di morire prima di rimanere disoccupato? Prevedi di morire prima di Pannella? Buffone anticapezzoniano, la verità l'hai detta tu stesso. Ti batti per Prodi perché altrimenti resti disoccupato!
31 comments:
veramente un dibattito appassionante...ecchissenefrega!
Io dico che i radicali ortodossi non sapranno più cosa dire. Un po' come la sinistra, che vive solo per attaccare Berlusconi.
Perduca, ti ricordi quando Bettino Craxi inventò un secondo Partito Radicale per oscurare mediaticamente Pannella? Rocca, Punzi, il Foglio, Libero, L'Opinione etc.fanno parte del network berlusconiano.Taradash usa le stesse parole di Capezzone anche nella critica alla destra italiana.Il direttore dell'Opinione,Diaconale, sono mesi che getta l'amo con l'esca della terza via "liberale", "né di destra, né di sinistra", che sembra di leggere Castaldi.Non è che tanta agitazione tra i "liberisti" di casa nostra è dovuta al partito "nuovo",quello della Brambilla? E l'incertezza berlusconiana se accellerare o rallentare la sua formazione non è che ha spinto i nostri eroi alla creazione di una terra di mezzo nella quale parcheggiarsi nell'attesa di una chiamata?
Che ne pensi?
perchè non ci metti anche la CIA, che ci sta sempre bene?
Premesso che non ho capito cos'èè questo network, io personalmente, da radicale, ci sono. :)
A Nicpic
Per la Cia rivolgiti a Ferrara (il Foglio)o a Farina (Libero).A scelta.
...e chi saranno mai questi radicali pronti a seguire Daniele?
Chi sono? Voglio saperlo.
Tu che dici Perdu'.
ehhhhhhhhhh io che dico? io dico, che, come dice pannella, è radicale chi è iscritto, quindi anche landolfi, presidente della commissione di vigilanza sulla rai o cesarone previti. detto questo l'attesa fa raramente parte della lotta radicale. contenuti e contenitori sono sicuramente importanti, ma quel che speso sfugge ai teorici o ai cavalcatori degli umori radicali è il ruolo che i radicali possono giocare in congiunture politiche a scarso tasso di democrazia. un ruolo da incursori, scomodo, dove personale e politico (purtroppo) si aggrovigiano e spesso uno risente delle azioni dell'altro. non dico che si tratti dell'annientamente dell'ego, ma insomma ci si va vicino...
annientamento dell'ego in Casa Pannella?
pare strano ma così è
Mah, a me questa storia fa tristezza.
Bordin che epura apriori il Cap - con editto Berlusconiano a mezzo Ferrara - proprio non va giù.
Ma il Cap vi fa così paura ???
quella che tu pensi sia la storia che rende tristi è una non storia, quel che però a me rattrista, e non poco, è che ci sia gente che lo ritenga ciò
attaccati forte perchè sto per andare per le vie tortuose: a me quello che rattrista è che da sempre in casa radicale si è abbastanza arroganti da pensare che se gli altri sembrano non capire, il problema è loro e non nostro.
guarda, e lo dico senza offesa, io di fronte alle banalità mi attacco solo alla speranza di aver torto, ma ahimé...
per l'appunto
La politica imprevidente
di Francesco Giavazzi
Oggi è l’ultimo giorno utile per decidere che fare del proprio Tfr. È una scelta che riguarda tutti i lavoratori dipendenti, con la sola eccezione degli impiegati pubblici. Milioni di lavoratori (l’associazione dei direttori del personale stima fino al 70%) non hanno ancora scelto. Se non lo faranno oggi subiranno le regole del silenzio-assenso che sono fortemente punitive (per informarsi si legga «Non è d’oro il silenzio sul Tfr» sul sito www.lavoce.info). Il Tfr rappresenta il 6,91% della retribuzione annua. A questo va aggiunto un contributo addizionale a carico dell’azienda, circa l’1% dello stipendio al lordo delle imposte (ma dal quale potrebbe essere escluso chi non sceglie oggi).
Mi sarei aspettato che in queste settimane il governo lanciasse una campagna di informazione per spiegare ai lavoratori l’importanza di questa scelta e i rischi del non scegliere. Che approfittasse di questa scadenza per spiegare ai giovani che fra trenta, quarant’anni quando andranno in pensione, l’Inps non esisterà più e la loro vecchiaia dipenderà da quanto avranno risparmiato e da come avranno investito i loro risparmi. Che accettasse la sfida del Governatore della Banca d’Italia e riducesse, anche di poco, i contributi obbligatori, consentendoci di investire direttamente una parte del risparmio che oggi dobbiamo obbligatoriamente affidare all’Inps. Che avesse il coraggio di mettere in discussione alcune delle scelte di previdenza integrativa del precedente governo.
Perché ad un lavoratore non deve essere consentito di riscattare il 100% del capitale maturato al momento del pensionamento e farne ciò che vuole? Perché se un lavoratore decide di investire il suo Tfr in un fondo non previsto dagli accordi sindacali perde il diritto al contributo addizionale a carico dell’azienda? Perché se è scontento dei rendimenti offerti dal suo fondo di categoria deve aspettare due anni prima di poter trasferire i propri risparmi altrove? Forse perché la gran parte dei fondi negoziali sono co-gestiti dai sindacati? Al tavolo intorno al quale nei giorni scorsi si è discusso di riforme delle pensioni si è svolto un balletto vecchio di almeno vent’anni.
Come sempre, il governo ha invitato solo i sindacati. Ma che cosa sperava di ottenere dalla trattativa con una controparte i cui iscritti sono perlopiù lavoratori già in pensione o prossimi alla pensione? Un governo lungimirante avrebbe invitato a quel tavolo rappresentanze di giovani. L’altro ieri Walter Veltroni ha citato Vittorio Foa: «La destra è figlia legittima degli interessi egoistici dell’oggi; la sinistra degli interessi di coloro che non sono ancora nati». Forse la sinistra che sogna Veltroni, certo non quella rappresentata in questo governo.
Prodi ha già deciso di accettare la richiesta dei sindacati: la legge Maroni verrà cancellata e dal prossimo anno si potrà continuare ad andare in pensione prima dei 60 anni. «Non si può mica rischiare uno sciopero generale!» (si osservi: contro una legge già in vigore, non contro una proposta previdenziale thatcheriana). La realtà è che quello sciopero avrebbe la stessa legittimazione dei blocchi stradali attuati dai tassisti contro il decreto Bersani: basterebbe avere il coraggio di spiegare ai cittadini quali privilegi si vogliono proteggere con quello sciopero.
Nel Dpef il ministro dell’Economia ha scritto che qualsiasi sarà l’accordo non dovrà pesare sui conti pubblici dei prossimi due-tre anni: dovrà essere compensato da altre modifiche nelle regole previdenziali. Non si rende conto che non si tratta di una questione solo contabile, che silenzi e reticenze sul Tfr e il passo indietro sull’età di pensione continuano a dare ai cittadini la sensazione di una politica che non sa dare prospettive.
29 giugno 2007
Il Giornale, 20/12/1999
Per oltre un ventennio è stato l’ombra di Marco Pannella. Schivo, di poche parole, di poca immagine pubblica ma di grande peso nel partito, il cinquantenne Paolo Vigevano per i radicali era il Grande Custode della Radio. Ma forse era anche qualcosa di più: il garante della cassa di famiglia, il tutore di una apparato mediatico e finanziario che nel tempo è andato crescendo. Dai tempi dei primi sit-in alla holding Radio radicale, dal Pannella imbavagliato al Pannella che parla dei "gioielli di famiglia", molta acqua è passata sotto i ponti. Ora Vigevano ha deciso di lasciare, e in questa intervista ne spiega le ragioni.
Dopo 25 anni di militanza radicale siamo al divorzio da Pannella. Per quali motivi?
I motivi sono vari e molteplici, ma quello centrale è la considerazione di aver portato a termine il mio progetto e ora Radio radicale non ha più bisogno di me. E’ una solida struttura nella quale operano validissimi elementi.
D’accordo Vigevano. Però quando un dirigente se ne va dopo 25 anni, ci deve essere qualche ragione profonda. Non è che avete litigato sulla gestione finanziaria del partito?
No in modo assoluto. In tutti questi 25 anni, dei quali quasi 20 da tesoriere, incarico che peraltro non rivesto più dal 1997, questo punto non è mai stato in discussione.
Allora è una rottura sulla linea politica. Non era d’accordo sui referendum?
I referendum sono sempre più lo strumento del futuro, ma di un futuro che si sta rapidamente avvicinando. la società moderna, come ormai tutti gli scienziati confermano, avrà sempre più bisogno di due istanze legislative, una parlamentare e l'altra popolare diretta, referendaria. Ma in politica, come nel mondo della tecnologia e in quello imprenditoriale, c'è una cosa peggiore che arrivare troppo tardi: arrivare troppo presto. E questo è l'errore di Marco Pannella. Ed è per supplire alle conseguenze di questo errore che Marco ha dovuto ricorrere a una politica "corsara", fatta di accordi multiformi e complicati, stipulati all’ultimo minuto, che hanno come conseguenza quella di rendersi poco comprensioni agli elettori e di accreditare un’incancellabile fama di inaffidabilità
Il rebus si fa complicato. Mettiamola così: lei è stato d’accordo su come Pannella ha gestito la forza elettorale che si è trovato per le mani alle elezioni europee? E’ stato usato bene quell’8%?
Marco ha voluto in quest'ultimo periodo forzare la mano nel tentativo di raccogliere soldi senza esporre la sua strategia politica. Ha preteso quindi di ottenerli attraverso la ricerca di uno "sponsor" editoriale per Radio radicale in grado di sborsare 50-100 miliardi in cambio solo di un "ritorno di immagine". Tutto per non puntare da subito sul movimento Politico, sulla lista Bonino e quindi per non scoprire le carte di dichiarando la propria collocazione (con Berlusconi, con D'Alema, da soli). Radio radicale è diventata così un elemento essenziale e interno a una strategia e a trattative che è solo lui a decidere e a condurre. In tale situazione, non essendoci più problemi di "salute" per l'azienda, la necessità di continuare a occuparmene è venuta a mancare".
Secondo lei i radicali dovrebbero fare alleanze in vista delle elezioni
Per una forza della consistenza della Lista Bonino sarebbe opportuno stringere alleanze. Ma per far questo occorre essere in due, e se è vero che Pannella è "troppo in anticipo" è anche vero che gli altri sono in grande ritorno o addirittura stanno fermi.
Sono state predominanti le incomprensioni politiche o gestionali per Radio radicale?
Non si è trattato di divergenze con Marco Pannella su Radio radicale, nella cui gestione ho sempre avuto il massimo di autonomia essendo peraltro una mia creatura. I dissapori sono ad ampio raggio: operativi, gestionali e comportamentali".
Che cosa Intende con "dissapori comportamentali"? Siamo al mito di Pannella che divora i suoi figli?
Quando ci sono contrasti gestionali e operativi in una struttura come quella radicale, non regolata da alcuna forma statutaria, ma affidata a una sorta di consultazione permanente, continue e spesso interminabili riunioni, diventa impossibile anche la semplice convivenza.
Accusa Marco Pannella di essere troppo accentratore?
E una realtà sotto gli occhi di tutti che Marco Pannella sia un accentratore. Non è un'accusa. Sono solo venuti a mancare I presupposti per continuare a lavorare insieme.
Comunque, adesso Pannella ha deciso che Radio radicale non si vende più. E’ questo contrordine la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
Sono sempre stato al centro delle trattative e quindi sempre al corrente del loro sviluppo. Essendo Radio radicale al centro del progetto politico condotto da Marco Pannella è normale che repentini mutamenti di rotta siano giustificati da trattative politiche. Ormai da un mese ho fatto tutti gli atti necessari per restituire a Marco Pannella quello che è suo, radio radicale.
Si dice che stavate trattando con l’Espresso, con il Sole 24 ore e con Caltagirone. Me lo confermi?
e trattative non sono state formalmente chiuse. Sono ancora vincolato da obblighi di riservatezza
Ma Lei resta l’amministratore di Radio radicale. Non è che dietro l’angolo c’è una contesa su frequenze e patrimonio di quella che è una vera e propria azienda?
Non è vero che sono l’amministratore, mi sono dimesso anche dal consiglio di amministrazione della radio. Quanto a contese su frequenze e patrimoni, è semmai il settore della radiofonia privata soprattutto nazionale ancora oggi in balia di interessi esterni ed estranei a cominciate da quelli ella RAI, che continua a impedire con ogni mezzo l’approvazione a l’attuazione delle leggi di riforma.
La vostra è una rottura definitiva?
La mia decisione è irrevocabile.
Lei per oltre 20 anni ha vissuto tra microfoni e digiuni, debiti e sit-in, insomma un impegno totalizzante, quasi religioso. Com’è il day after?
Tanti anni di questo tipo di vita sono stati faticosi, ma mi hanno consentito un’esperienza unica in Italia nei settori di mia competenza. Ora ho voglia di un po' di riposo, ma sono anche pronto a ritornare in mare aperto.
Ha già qualche nuova prospettiva professionale e politica?
Certo, sto vagliando in questi giorni interessanti progetti di tipo sia professionale sia politico.
Ci dica qualcosa di più, avremo Vigevano nel mondo dei media o in una trincea politica?
In Italia, come tutti sanno, è impossibile scindere il mondo dei media da quello della politica. Io ho maturato una lunga esperienza in entrambi.
C'è un futuro per i radicali al di là di Pannella, oppure come spesso è accaduto nella storia, una vicenda politica nasce e scompare con la parabola di un uomo?
Dipende più dai radicali che da Pannella. Non mi riferisco alla forza politica organizzata, il partito, che in quanto tale oggi non esiste, ma alla capacità dei singoli di affrancarsi da Marco per realizzare qualcosa a prescindere da lui e dal partito. Allora potrà forse esistere un futuro per le lotte radicali anche dopo Pannella.
Come vi lasciate, "senza rancore" oppure no?
Siamo troppo saggi tutti noi per albergare rancori che non portano a nulla.
dai anonimo, non dire banalità. Chi è Paolo Vigevano per dire quello che ha detto? Cosa sono 25 anni da radicale se adesso non è più iscritto? Eppoi è passato dall'altra parte con Taradash...ah no, già dall'altra parte c'eravamo anche noi...vabbè però adesso siamo di quà e lui è restato dillà. E poi che palle con 'sta storia di Pannella Chrono e accentratore, sempre le solite sul tasso di democrazia interna al partito, mai niente di originale...che poi il Perdukistan si intristisce.
vigevano è sempre stato iscritto anche dopo le sue scelte di far altro. l'anno scorso, e dico l'anno scorso, è rimasto al congresso della coscioni più a lungo di certi parlamentari della rosa nel pugno... comunque leggetela bene quell'intervista e mettetela in relazione col messaggio di capezzone al comitato di oggi, se traggono delle lezioni di vita
Io l'ho letta bene e a me ha colpito questa parte qui:
C'è un futuro per i radicali al di là di Pannella, oppure come spesso è accaduto nella storia, una vicenda politica nasce e scompare con la parabola di un uomo?
Dipende più dai radicali che da Pannella. Non mi riferisco alla forza politica organizzata, il partito, che in quanto tale oggi non esiste, ma alla capacità dei singoli di affrancarsi da Marco per realizzare qualcosa a prescindere da lui e dal partito. Allora potrà forse esistere un futuro per le lotte radicali anche dopo Pannella.
caro perdukistan, mi sa tanto che la non-storia è quella che si apre davanti a voi ...(
Quando si perde il senso critico, la visione delle cose e si ricade in inutili personalismi e odi individuali non si va proprio da nessuna parte
Guarda che lo dico con rammarico
io mi rammarico invece del fatto che si pratica ciò che si imputa
Ma tu ti devi rammaricare del fatto che, una volta morto Pannella, i radicali non ci saranno più. Ma tu ti devi rammarcare del fatto che, se cade Prodi, sei disoccupato.
non mi rammarico di qualcosa che è di là da venire, eventualmente cerco di far sì che non accada. capisco che si tratta di una differenza radicale, ma tant'è
Non mi pare molto radicale occuparsi delle cose all'ultimo momento. Ma d'altra parte non sono io il custode dell'ortodossia radicale.
all'ultimo moemnto?!?!?!!? tu oggi pensi pensi a come verrà gestita la tua eridità (in senso lato)
Ma che dici? Tu prevedi di morire prima di rimanere disoccupato? Prevedi di morire prima di Pannella? Buffone anticapezzoniano, la verità l'hai detta tu stesso. Ti batti per Prodi perché altrimenti resti disoccupato!
Vai a lavorare, cialtrone!
ora vado, contento?
un giorno ci racconterai la vera origine dell'odio antiCap ?? Ma che vi ha fatto?? Per 5 anni sugli altari e adesso... Bah... Piccole meschine invidie
che vuoi che ti racconti, mi pare che tu sappia già tutto.
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