6.08.2007

Ciao Rino

Il 7 giugno 2003 moriva Rino Spampanato. Mi era tornato in mente l'altro giorno.

Di nome, anzi di cognome, Rino lo conoscevo sin dal suo arrivo nel Partito Radicale. Di persona invece l'ho conosciuto solo nel 1998. Infatti, nella primavera di cinque anni fa, nei miei brevi soggiorni romani, ero gentilmente ospitato da quella “strana coppia” che erano Rino Spampanato e Carmelo Palma. Quella ospitalita' sporadica si trasformo' in semi-permanente verso la fine di luglio dei quello stesso anno.

Al termine della Conferenza diplomatica sullo statuto della Corte penale internazionale, invece che rientrare nella torrida New York, decisi di rimanere laddove soffia il ponentino e partecipare alla preparazione del giornale del PR. Con Carmelo e Rino si sviluppo' una bella amicizia. Carmelo dormiva sul divano, Rino e io su un letto a una piazza e mezzo. Al termine delle nostre giornate a Torre Argentina in cui si raccoglieva materiale per il giornale, si scriveva, si dibatteva, si litigava, ci si collegava al telefono con Cappato dalla grande mela, si mangiavano frullati e gelati, si andava tutti a cena fuori insieme.

In quelle cene con Rino, Carmelo, Daniele Capezzone e Olivier Dupuis, non solo si riprendevano le chiacchiere politiche, ma, con fiumi di limoncello, iniziavamo anche a conoscerci un po' meglio. Se Carmelo complicava, Rino risolveva.

Rino era la quintessenza del napoletano, o meglio, era quello che io penso i napoletani siano e possano essere: simpatici, generosi, incazzosi, chiacchieroni, che ascoltano Pino Daniele – ma anche gli Squallor -, tifano Napoli, mangiano spaghetti al pomodoro e bevono fiumi di caffe’. Oltre tutto questo, che di per se’ sarebbe gia’ molto (almeno per me) Rino era anche un radicale, di quelli pigri magari, ma un sincero liberale. Beh dichiamola fino in fondo, in coppa a tutto questo, Rino aveva una sincera passione per le belle figliole e per la sfida (linguistica) di conquistarle. Almeno in quelle calde sere di cinque anni fa a campo dei fiori in quella specie di pub irlandese.

Proprio in quei giorni che erano tanto storici (130 stati avevano votato a favore di quello che in casa radicale si chiamava il primo segmento delle giurisdizione internazionale, la Corte penale internazionale) quanto drammatici (Pannella era all'ospedale in preda alla malasorte e alla malasanita') Rino si stava definitivamente specializzando in quello che sarebbe divenuto poi il suo lavoro a tempo pieno (e su piu' fronti Wink. Nella scarsa attenzione di molti di noi, Rino si andava sempre piu' ritirando dalla vita politica "pubblica" appassionandosi a quella "virtuale".

Questo suo divenire "elettronico" gli faceva accumulare un’eccezionale carica che di giorno non riusciva a esprimere. Lo faceva di notte. Rino parlava nel sonno. Che dico parlava, comiziava. E che comizi! Mentre dormiva, e senza che quello che diceva potesse essere minimamente intellegibile, Rino arrivava a mettersi a sedere sul letto e, agitando il braccio destro, arringava le folle. Poi, tutto d'un tratto, si buttava giu' e, come se niente fosse successo, tornava a dormire. Non l'ho mai sentito russare.

Con l'aggravarsi della situazione econimico finanziaria del Partito Radicale, Rino e Carmelo, dall'appartamento vicino al Ministero della Sanita' si trasferirono (o furono costretti a trasferirsi) alla Pigna (una sorta di foresteria radicale adita a magazzino, o viceversa, non saprei). Li’ le nostre strade si separarono. Carmelo, che aveva preso la sofferta decisione di iscriversi all'universita' di Roma per finire i propri studi di filosofia, si trasferi' a Torino, Rino resto' a Roma per occuparsi in pianta stabile del sito web di Radio Radicale, io me ne tornai a New York per prepararmi a una lunga trasferta nei Balcani.

Una qualche frequentezione riprese nei mesi esaltanti della primavera del 1999, quando al termine dello spazio pre-rassegna stampa, rinato grazie alla conduzione di un paio di giovani promettenti radicali, con Daniele ci si collegava al piano di sotto di via Principe Amedeo per farci dare da Rino un'unteprima del palinsesto di radioradicale.it. Alla fine della trasmissione, se Rino aveva terminato quel che doveva terminare, si andava a casa a piedi tutti insieme. Commentavamo la trasmissione, le interviste fatte o le telefonate ricevute. Spesso ci faceva i complimenti, ma sempre con quel suo fare canzonatorio. Ci intrattenevamo facendo il verso a questo e quello, prediligendo, per ovvi motivi linguistici, Anna Autorino. Avevamo sviluppato tra di noi una sorta di gramelot che risultava incomprensibile a piu’ (con l’eccezione di Carmen Colitti) col quale riuscivamo a ridere, e Rino sapava ridere.

Non sono potuto rientrare in italia ieri.

Ti saluto come ci capitava di fare spesso a voce o per email: addio grandissima recchia!

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