3.06.2007

Ultime dall'Afghanistan

Secondo il rapporto del 2006 presentato dalla Giunta internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) si stima che l'anno scorso la produzione illecita di oppio in Afghanistan abbia superato le 6.100 tonnellate - un incremento del 50% rispetto al 2005. La totalità del raccolto viene utilizzata per la produzione di eroina pari al 93% delle produzione mondiale per un totale stimato intorno a 2,7 miliardi di dollari; l'eroina raggiunge, nella stragrande maggioranza dei casi, i mercati europei principalmente attraverso l’Iran, il Pakistan, mentre traffici minori, ma in espansione, interessano le ex-repubbliche sovietiche site al nord nonché la Cina.

Solo una frazione infinitesimale del giro d’affare legato al traffico di oppiacei resta ai contadini afgani mentre il resto va ad arricchire i signori della droga, quelli della guerra, i Talebani nonché buona parte dei responsabili delle amministrazioni locali e centrale dove la corruzione regna sovrana. L’Onu ritiene che 2,9 milioni di persone (pari al 12,6% della popolazione) siano coinvolte a vario livello nella produzione di oppio e nel traffico di oppiacei più o meno raffinati, e che le discrepanze tra le previsioni di crescita elaborate dal Fondo Monetario Internazionale che anticipavano una crescita del 12%, contro l’8% riportato, siano dovute a una diminuzione della produzione di cereali a cui è stata preferita la coltivazione una pianta maggiormente redditizia come il papavero.

Secondo l’Ufficio per le droghe e il crimine delle Nazioni unite (UNODC) di Vienna, nel 2006 la superficie dell’Afghanistan dedicata alla coltura illecita del papavero ha raggiunto la superficie record di 165.000 ettari, un incremento del 59% rispetto al 2005 e più del doppio di quanto registrato nel 2003. Secondo quanto riportato dalle autorità afgane l’area in cui le colture illecite di papavero sono state eradicate dai governatori locali, che nel 2005 era di 5.000 ettari, è triplicata per il 2006 (15.300) ma rappresenta poco meno del 10% della superficie totale per la produzione dell’oppio. Il giro d’affari mondiale generato dall’eroina afgana viene stimato tra i 400 e i 500 miliardi di dollari mentre è impossibile quantificare quale sia l’ammontare che interessa attività di riciclaggio di danaro che le Nazioni unite stesse ritengono interessare tra il 3 e il 5% del commercio globale (tra i 590 e i 1500 miliardi di dollari).

L’aumento più significativo della coltivazione è stato registrato nella provincia meridionale del Helmand dove la coltivazione ha raggiunto i 69.300 ettari in un contesto che negli ultimi mesi è stato caratterizzato da un inasprimento degli scontri tra le forze della Coalizione internazionale e i Talebani. Si tratta di uno sviluppo in controtendenza rispetto alle fasi iniziali dell’intervento militare dell’inverno 2001 quando la produzione aveva toccato i minimi storici di 7.606 ettari in tutto il paese. Le Nazioni unite certificano che solo 6 delle 34 province Afgane non conoscono la produzione di papavero.

A seguito di questa preoccupante situazione che non accenna a cambiare, e in linea con quanto già fatto negli anni scorsi, l’INCB ha invocato ancora una volta l’articolo 14 della Convenzione unica del 1961 sulle sostanze stupefacenti dell’Onu seguendo da vicino le attività del Governo di Kabul volte ad adottare tutte le misure necessarie per garantire la proibizione della produzione e del traffico delle sostanze illecite. A questo proposito nel 2004, grazie all’impegno europeo, il direttorato nazionale anti-droga è stato elevato a rango di Ministero. Ad agosto del 2006, nel quadro della nuova legislazione anti-droga afgana, è stato istituita la Commissione per la regolamentazione delle droghe che dovrà “regolare l’esportazione, importazione, vendita, distribuzione e licenze di produzione per fini medico-scientifici e impieghi industriali leciti”.

Laddove si eradica con succusso l'oppio arrivano altre "droghe", infatti, in questi ultimi anni, è stato anche registrato un significativo aumento nella produzione e consumo di resina da cannabis (hashish) mentre è ormai un fenomeno consolidato l’uso personale problematico di oppio che interessa lo 0,6% della popolazione, mentre l'eroina viene consumata dallo 0,2% degli afghani. Queste quote di mercato nazionale sono ritenute da alcuni osservatori come una delle cause dell’aumento del 20,6% della produzione nazionale.

Approssimativamente il 35% degli uomini e il 25% delle donne considerati tossicomani in Afghanistan vive nei campi rifugiati in Iran e nella province lungo la frontiera nord occidentale del Pakistan. Data l’assunzione per via endovenosa e le pressoché inesistenti condizioni igienico-sanitarie nei campi, le Nazioni unite mettono in evidenza come vi sia inoltre un enorme rischio si diffusione di malattie ematiche a partire dall’HIV/AIDS.
"Va inoltre notato che la morfina è una delle sostanze sulla "Lista delle Droghe Essenziali" redatta dall'OMS in quanto analgesico fondamentale per le terapie del dolore e che essa non è coperta da brevetto.

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5 comments:

Anonymous said...

Perché fare un lavoro duro ma onesto quando si può campare meglio e più facilmente spacciando droga?

Anonymous said...

Voglio fare il pappone in Ferrari!

Anonymous said...

Ah Perdù...ma quali antidolorifici! L'eroina mi rende di più!

Anonymous said...

Anonimo dispensatore d'etica, tu hai ragione, ma non dev'essere il contadino afgano il tuo bersaglio. Se vivi in Afghanistan e lavori la terra, tu fai quello che ti viene ordinato di fare. Hai mai visto quei western ambientati tra El Paso, il Texas e l'Arizona, poco dopo la colonizzazione, diciamo ben prima che arrivassero all'Ovest i binari dei treni? Ecco, la situazione è quella: il contadino afgano vede scendere dalle colline la banda armata: se è fortunato non gli toccano moglie e figlie, ma se gli dicono tu qui seminerai il papavero, beh, puoi starne certo, non ha molta scelta.
Woody

perdukistan said...

perché secondo te, caro etica del contadino, coltivare l'oppio non è un lavoro duro?