Sul Corriere di oggi, l'ex-direttore dell'Economist affronta la questione delel conversione dell'oppio afgano per la produzioe di analgesici. Cosi si conclude il suo intervento:
"Il problema di gran lunga più spinoso però riguarda i costi dell'operazione. Nessuno lo sa con certezza, ma si stima che i contadini afghani guadagnino circa 700 milioni di dollari ogni anno dal commercio dell'oppio. Il reddito complessivo per tutti gli afghani, compresi i talebani, i contrabbandieri, i funzionari corrotti e altri, si aggira su un terzo del Pil del Paese, e cioè 2,8 miliardi di dollari all'incirca. Se vogliamo che funzioni il progetto di acquistare l'oppio da convertire in morfina, quel reddito complessivo dovrà essere rimpiazzato, a beneficio di tutti, talebani esclusi. Per i contadini, si tratterà di acquistare semplicemente il loro raccolto, ma sarà più difficile supplire agli introiti per il resto della popolazione. E questa operazione dovrà essere ripetuta ogni anno, e con la prospettiva di fornire prima o poi agli afghani un modo alternativo di guadagnarsi da vivere.
I costi non sono impossibili: immaginiamo che si tratti di spendere qualcosa come 4 miliardi di dollari o più l'anno. Questo rappresenta grosso modo un ventesimo di quanto la sola America spende per la guerra in Iraq ogni anno. Il lato più arduo sarà convincere tutti a contribuire una quota. E poi ci sarebbe da affrontare un'altra questione: che fare se gli agricoltori di altri Paesi si mettono a coltivare il papavero da oppio per offrirlo in vendita al fondo occidentale per la morfina?"
Ma una volta non erano contro il probizionismo all'Economist?
Detto questo e mettendo da parte per un attimo la curiosità di leggere questo pezzo nella sua versione orginale perché quel (e altri) tra parentesi mi puzza... a me pare che se questi devono essere i ragionamenti dell'ex direttore di nientepopodimenoché l'Economist, siamo messi molto male, moooooooolto male!
Possibile che da un liberale in economia si debba prendere in considerazione la risposta "emergenziale" (e narcotizzante il mercato) dell'acquisto della totalità della produzione illegale di oppio in Afghanistan per evitare che questa finisca nelle mani dei "talebani" e non si perda neanche un attimo ad affrontare la questione nella sua complessità (donde la necessità di una critica antiproibizionista) ragionando sugli investimenti neessari di medio e lungo termine?
Alcuni spunti:
1) quantificare in maniera scientificamente documentata e documentabile la domanda globale legale di analgesici oppiacei;
2) promuovre l'uso delle terapie palliative in tutto il mondo;
3) creare un fondo per emergenze analgesiche in caso di calamità naturali (cosa che a livello di proposta già esiste si chiama UN Emergency Relief Fund);
4) studiare la possibilità di uso non "stupefacente" dei derivati dal papavero (in alcuni paesi come l'Ungheria sono un ingrediente tipico di molti piatti)
5) includere l'eroina tra le medicine essenziali per la cura delle tossicomanie.
Provaci ancora Bill!
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