3.21.2007

Mastrogiacomo, sogno o son dest(r)o?

Sarà stata l'indigestione mediatica, sarà stato il fumo che circondava la vicenda, sarà stata questa primavera che tarda ad arrivare, ma io, ieri notte, ho fatto un sogno che mi ha portato nel caro Afghanistan dal quale mi son destato con un'agnizione.

Ero in una casupola tra pastori barbuti circondati da vecchi kalashnicov di produzione russa e nuove copie degli originali made in China, qualche mina antiuomo languiva in una cassetta di legno dove mi pareva ci fossero anche scritte in italiano e appoggiati ai muri c'erano vecchissimi lanciamissili stinger mezzi arrugginiti. Il tanfo di chiuso, fumo, sterco e sporco ci assaliva mentre in silenzio si beveva tè e sgranocchiava del pane raffermo, chi più chi meno s'indossava dei cenci scuri arrotolati in testa. Le barbe non erano troppo lunghe. Eravamo tutti in attesa di una telefonata, strano ma i cellulari funzionano bene anche a Kandahar.

Arrivata la telefonata ci siamo precipiati con le nostre moto, che a occhio e croce erano delle carcasse a due tempi rimesse insieme con pezzi provenienti da mezza Asia centrale, e ci siamo diretti verso la strada - che non era principale perché c'era solo quella - per assaltare una macchina moderna, quindi non dei nostri, sulla quale viaggiavano 3 o 4 nostri simili e uno coi capelli chiari e la faccia da straniero. Dai picchia e mena li abbiamo immobilizzati senza sparare un colpo e li abbiamo portati via. Ridai, ripicchia e rimena abbiamo dovuto far fuori uno che tentava di scappare (per non far scoprire la nostra inefficienza uno gli ha infilato un coltello nel collo).

Poi, sapete come accade nei sogni, il tempo è trascorso in modo stupefacente e non ricordo e non mi ricordo dove si sia stati coi nostri ostaggi, ma non mi pare ci si sia mossi più di tanto. Com'è come non è, alla fine ci siamo ritrovati nella stessa casa dalla quale eravamo partiti e abbiamo iniziato a ricevere visite di questi e quelli, chi col turbante, chi col pakul, chi coi capelli chiari, chi in uniforme conosciuta, chi in uniforme sconosciuta, chi con l'interprete, chi con una "E" sulle magliette, tutti che ci chiedevano quanto volessimo.

Da altrove ci dissero di lasciar perdere le solite stronzate del ritiro delle truppe dall'Afghanistan, o i loro sporchi dollari, ma di insistere affinché venissero rilasciati alcuni dei "nostri" (mai visti né sentiti rammentare da nessuno dei miei compari turbantati) perché nei prossimi mesi ne avremmo avuto di bisogno per altre azioni simili.

Dai picchia e mena, i nostri interlocutori, alla fine, con l'assenso di altra gente che però non è mai stata nominata o ricordata direttamente, hanno esaudito le richieste che avevamo più o meno comunicato a tutti. Quelli con la maligetta strana in modo particolare ci avevano assicurato che quello fosse il modo migliore per uscire bene da una vicenda che era costata la vita di uno di "noi". Alla fine abbiamo rilasciato 2 o 3 dei 3 o 4 che avevamo preso trattenendone uno in previsione di rischi futuri.

Stanchi, ma increduli di tutto quel via vai, nella nostra casupola disadorna, abbiamo festeggiato il successo dell'operazione con tè e pane raffermo, ma non abbiamo sparato nessun colpo per esultare, da quando son partiti gli arabi le pallottole scarseggiano, e siamo andati a vedere a che punto era la fioritura dei papaveri. Eran lì, alti, alti, alti.

Un tuono mi ha fatto svegliare e lì, assetato, tutto mi è sembrato chiaro: questi "talebani" non esistono né ci sarà la grande offensiva di primavera. La strada che questi, chiunque essi siano, seguiranno con destrezza è quella del situazionismo e, per i più riconoscibili, delle pubbliche relazioni - anche perché così qualcuno da quelle parti, magari quelli con la "E" sulla maglietta, li sta consigliando con perizia e dovizia di contatti nazionali e internazionali. Non so se ci sia da rallegrarsene e di certo stasera mangerò leggero, magari del tè e pane raffermo...

4 comments:

Azimut72 said...

Sono molto preoccupato per i nostri ragazzi in Afghanistan.

Sono soli, senza guida e alla mercè di più nemici...esterni e interni.

Dato che il suo voto è fondamentale, invito il Centro Destra a votare NO per il rifinanziamento della missione a meno delle seguenti condizioni:

- autorizzazione a difendersi, anche attaccando
- invio di ulteriori truppe e mezzi
- appoggio, senza se e ma, alle azioni NATO

In caso contrario è meglio portare a casa i nostri ragazzi.

Non mi va di "scambiare" la vita di qualche nostro soldato con il protagonismo di qualche MASTROGIACOMO o STRADA qualsiasi.

perdukistan said...

a me l'espressione i nostri ragazzi non è mai piaciuta, come del resto poco m'è sempre piaciuta la mancanza di fiducia nei militari italiani. dubito che, se la preoccupazione relativamente alla pericolosità della situazione a kabul o herat fosse seria, i generali non chiderebbero un aggiornamento del mandato e/o delle dotazioni militari... certo questo consolidare l'immagine, e quindi il potere dei talebani, lascia perplessi...

Azimut72 said...

Sono figlio di un ufficiale e quando vedo un soldato penso alla mia famiglia.

A un padre che ha lavorato per lo Stato per oltre 30 anni vedendosi superare da Generali sostenuti da Cardinali e correnti politiche.

Ne puoi vedere qualcuno, ancora oggi, alle spalle del Presedinte Napolitano quando ci sono i collegamenti dal Quirinale.

Tuttavia, sono contento che ci siano ancora persone come te che hanno una fiducia così incondizionata nei Generali.

Io però ribadisco.

Tuteliamo i nostri soldati. Sopratttuto se rischiano la loro vita essendo lasciati soli e senza guida.

Come adesso in Afghanistan.

perdukistan said...

la mia fiducia non è mai incondizionata (tranne che in un paio di rarissimi casi e son tutti anti-militaristi). posso però avanzare il dubbio che codesti generali papalini siano tutti al quirinale e non in teatri di guerra? culo di piombo significa non che hai la pistola nascosta nei pantaloni bensì che dalla sedia non ti ci smuove nessuno ;)