Mentre in italia si è aperto un patetico dibattito sulla presunta antiamericanicità del governo Prodi, nel vicino (ex) medio oriente si complicano le cose anche grazie alle ultime scelte dell'Amministrazione Bush e si torna a inquadrare i conflitti in maniera tradizionale, che non necessariamente vuol dire adeguata, dopo la sbandierata (nonché creata ad arte da tutti i media) vittoria mediatico-politica di Hezbollah.
Spunto per un ritorno al pretestuoso scontro tra sunniti e sciiti le recenti esecuzioni di Saddam Hussein e i suoi vice (tra l'altro pare che Tarek Azziz abbia chiesto "asilo" all'Italia...), esecuzioni che hanno preoccupato Bush stesso, nel metodo più che nel merito.
A causa di questa escalation mediatica, e alla vigilia dell'annunciato "surge" di truppe USA (21mila soldati sono poco più di una curva di stadio italiano) alcuni "leader religiosi" sunniti, schiacciante maggioranza nel mondo musulmano, sarebbero arrivati a sostenere che gli sciiti, detti anche "rejectionists" sarebbero "the most evil sect of the nation and they have all the ingredients of the infidels”, quasi peggio quindi di ebrei e cristiani.
Se per un attimo dovessimo applicare le logiche dello scacchiere, tanto care alla geopolitica pre-caduta del Muro di Berlino, si verrebbe a delineare il seguente gliuommero di quello che invece ci viene venduto come "Islam":
- I palestinesi, che fino all'avvento di Hamas, sunnita, erano il popolo più laico del medio oriente, oggi si trovano al centro di una guerra tra bande in cui una fazione afferma come caratteristica identitaria la propria fede religiosa, hanno come presunto alleato Hezobllah di chiara fede sciita.
- In libano, dove chi ci capisce qualcosa è un analista in grado di fare 13 alla schedina per 10 settimane di seguito, ci viene presentato un crescente confronto sunniti-sciiti che, tanto per gradire, viene arricchito con le lotte tra altre religioni, prima fra tutte quella cristiano maronita.
- In Iraq esiste una "resistenza" che si caratterizza come sunnita contro gli sciiti che si son venduti agli americani, allo stesso tempo, gli americani temono che gli sciiti siano fortemente infiltrati dagli iraniani.
- I siriani, sunniti per quanto governati da una setta sciita, son ritenuti alleati degli iraniani sciiti, ma anche ospiti di buona parte delle milizie saddamite.
- I giordani, che per quasi la metà sono palestinesi, sono sunniti temono le influenze sciite provenienti dall'Iraq ma allo stesso tempo ritengono di non poter aprire il paese a riforme liberal-democratiche perché i fondamentalisti islamici della fratellanza musulmana sunnita avrebbero la meglio per un presunto crescente sostegno popolare.
- L'Egitto, secondo destinatario di aiuti a fondo perduto da parte degli USA dopo Israele, è sì sunnita, ma fortemente laico grazie al pugno duro del regime autoritario che individua nella fratellanza mussulmana un pericolosissimo elemento destabilizzatore delle sorti della regione.
l'Arabia saudita, regno a forti connotazioni religiosa ma su posizioni "terze", le wahabite, teme tanto gli sciiti filo-iraniani, quanto gli estremisti sunniti perché ritenuti pericolosamente vicini ad al qaeda, per non parlare della democratizzazione del paese che ne stravolgerebbe le caratteristiche "teocratiche" wahabite.
L'Iran "sciita" o meglio a maggioranza sciita all'interno del gruppo persiano (delle caratteristiche e vicissitudini delle "minoranze" azere, kurde, arabe, baluce, turcomanne, assire ecc. non si marla mai) è alleato della Siria, di Hezbollah, pare che controlli ampi settori politico-economici dell'Iraq e dell'Afghanistan occidentale.
L'Afghanistan, con significativa presenza NATO e ONU, per oltre l'80% sunnita, con lotta tra bande tutte più o meno sunnite, al qaeda, talebani, pashtun e baluci "pro" e "anti" Pakistan e/o Iran; affiliati e/o ascari del Tajikistan e Uzbekistan.
Mancano all'appello gli staterelli del Golfo Persico, divisi tra sciiti e sunniti e tutti partner economici privilegiati degli USA nonché la Turchia che seppur non araba resta caratterizzata da un crescente sentimento musulmano che potrebbe essere incanalato nelle istituzioni in occasione delle prossime elezioni.
Altro che effetto domino...
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