Ieri sera ho assistito come pubblico (tra l'altro a sedere accanto alla compagna/accompagnatrice dell’ex Ministro Giovanardi, la quale non credo abbia particolarmente apprezzato i miei commenti sull'onorevole), al "porta a porta" dove era stato invitato Marco Cappato per parlare del “caso Welby”. In quell'orrido studio, solitamente bello pacato e salottiero con atmosfere e dinamiche da vera e propria da “terza camera”, ieri sera, Cappato ha spopolato "scompostamente" (cioè senza guardare in camera) affrontando direttamente tutte le questioni postegli e sollevandone di ulteriori, mettendo in difficoltà tutti i presenti, quindi presumibilmente anche buona parte del pubblico.
La presenza di Cappato s'è distinta dal porta-a-portese tipico, non tanto perché attaccasse o offendesse o parlasse sugli altri oppure urlasse, ma semplicemente perché richiamava i presenti, da Vespa al Cardinale Barragan in collegamento da chissà dove, alla legge, alla costituzione e al senso di responsabilità civile e politica - ma credo anche morale.
In quello studio c'erano due mondi, che non credo si possano dire a confronto ma che purtroppo come tali ci vengono presentati. Due mondi che non parlano delle stesse cose (e non mi riferisco al "dibattito" accanimento-terapeutico-sì-accanimento-terapeutico-no"): Piero e Cappato chiedono infatti il rispetto della libertà individuale come garantito dalla Costituzione, chiedono che in Italia la certezza del diritto possa essere affermata come condizione essenziale per il diritto alla vita, chiedono quindi di porre fine alla tortura della cancellazione della cittadinanza e il ritorno alla Costituzione stessa. Gli altri invece, forse perché scossi, forse perché inadeguati, forse perché orma sempre e solo “torturatori”, si preoccupavano di non far soffrire qualcuno, o meglio di non mettere nelle condizioni di decidere SEDANDOLO per poi lasciare nelle mani del tempo, del caso o di dio la sua sorte. La grande insistenza sulle cure palliative da parte delle Ministre Bindi e Turco, (che secondo il Cardinale includono anche l’assistenza spirituale e religiosa) vanno interpretate in questo: esse vogliono colpire chi viene posto, o impone, una scelta (irreversibile). Quel qualcuno, però, come sempre accade nella politica, non era il richiedente, erano - e sono - sé stessi.
Quella italiana (ma non solo) è ormai una classe politica che, oltre a non saper più parlare l'italiano (vi invito a seguire la sintassi dell'onorevole Giovanardi, per non parlare del suo filo logico), è impossibilitata, perché disabituata o non attrezzata, a prendere decisione su qualsiasi questione specifica. Ciò che le interessa è sempre, solo e comunque, la "spettacolarità" del gesto. Questi signori si pongono il problema della caratterizzazione della decisione a loro sollecitata, in questo acconsentire alla richiesta di Welby di poter opportunamente porre fine alla propria pena. Ma rispondere positivamente a Welby vuol dire, anzi si anticipa che possa voler dire perché così verrebbe caratterizzato dai media, “condonare la morte”, vuol dire “aprire le porte all'eutanasia”, vuol dire dare la possibilità al cittadino di tornare protagonista della propria e autodeterminarsi. E, se lo si lascia libero di decidere della propria morte oggi, figuriamoci delle tasse, sanità, televisione ecc. ecc. un domani.
In tutto questo diventa quindi centrale appellarsi, nel negare la volontà individuale, a un'entità superiore e rivolgersi quindi sistematicamente al suo rappresentante e interprete sulla terra: la chiesa, preoccupandosi quindi delle possibili ripercussioni negative che tale decisioni potrebbe avere nella proiezione mediatica nei confronti dei circoli in cui questi signori pescano (consensi e danaro) al momento delle elezioni. l'Italia è un paese cattolico, ci si dice, non deve essere un paese di cittadini, la chiesa viene giocata come velo per nascondere il tempio della costituzione, un velo che per il nostro bene viene calato ogni qualvolta si presenti una scelta difficile che, ci viene detto, dovrebbe appartenere alla coscienza e non alla politica. Una coscienza però che dalla politica subisce proibizioni sistematiche di poter essere affermata. Una coscienza che quando entra in campo viene subito ritenuta strumentalizzata da qualcun altro per fini politici.
Tutto quanto accaduto ieri sera, e nelle (almeno) ultime 88 sere di questo terribile 2006, è stato possibile, e la deputata Moroni lo ha onestamente riconosciuto, grazie a quanto Piergiorgio Welby ha deciso di sopportare per portare avanti questa battaglia liberale di affermazione della propria volontà e del diritto. Chiedo scusa per la retorica, ma all'ammirazione per questo suo “sacrificio” credo che da parte di chi lotta insieme a lui debba esserci, sempre di più, anche un ringraziamento per aver - lui sì, tanto quanto Luca Coscioni - dato corpo a una battaglia radicale.
Ne parlavamo con Cappato sabato sera di rientro dalla veglia. Forse, proprio perché ormai proiettati ai vertici dell'agenda politica italiana, avendone imposto negli ultimi tre mesi buona parte delle questioni politiche più rilevanti, stiamo "digerendo" tutto quel che accade velocissimamente senza riuscire a trovare il tempo di riflettere su quanto in atto. Copertine dell'Espresso; totalità delle prime pagine dei quotidiani, e quindi immediata riconoscibilità della battaglia e pressoché totale condivisione delle proposte; per non parlare dei 207 parlamentari in sostegno alle veglie raccolti in poche ore; la nomina del co-Presidente dell'Associazione Cscioni Gilberto Corbellini al Comitato N0azionale di Bioetica; l'incardinamento della discussione al Senato sul testamento biologico e il deposito di proposte di legge sull'eutanasia, nonché la richiesta sottoscritta quasi da 20mila cittadini per un'indagine conoscitiva sul fenomeno dell'eutanasia clandestina. Ma poi l'esposto della procura di Roma, l'ordinanza del giudice, il ricordo della Procura stessa che si appella alle contraddizioni logiche di quanto affermato dalla giudice, e potrei continuare per paginate e paginate di ripercussioni politiche "in crescita" che la lotta di Piero sta attivando anche su "altri" diritti civili.
Una sola cosa non è stata intaccata da tutto ciò: la Rosa nel Pugno. E pensare che proprio da lì era nata...
ciao Piero e ciao Mina, ma soprattutto grazie
10 comments:
Fai parte della clack di professione?
faccio parte della clack fuori dal ghetto, talmente fuori dal ghetto che l'unica volta che c'e' stato un applauso spontaneo a porta a porta e' partito dalle mie manine e vespa l'ha stoppato... pensa un po' tu
Ripeto qui quello che ho scritto altrove Alla Bindi e alle sue critiche sulla scarsa attenzione che i radicali, Welby e tutti gli altri avrebbero posto sui temi riguardanti maggiori attenzioni di cura ai malati, si doveva rispondere che lei e i suoi sodali avevano rifiutato,due anni fa, il nomr di Luca Coscioni e quello che la sua associazione aveva significato per i malati.
caro perdukistan, splendida puntata, cappato braverrimo, la moroni sorprendente e pure mister church non era male.
certo che è stata una fortuna per la bindi avere a fianco un nonviolento.
si sandro, forse si doveva, ma cappato era li' per parlare principalmente d'altro che poi e' il motivo per cui era stato convocato. ci vorrebbero le trasmissioni di 3 ore e di 2 invitati...
in che senso mr. church non era male?
che nel suo genere sembrava cristiano.
mi pare generoso... o forse hai un'idea tutta tua della cristianita' :D
"cuando e se trata de acanimento terapèutico de cure de cuesto jenere allora la ecchiesa lo acconsente... in istato meramente bejetativo..."
vuoi mettere con don benzi?
no certo, sarebbe difficile il confronto
Post a Comment