10.23.2006

Foglio parrocchiale

Sabato scorso il terzo editoriale del Foglio ha messo in evidenza come ormai non solo l'ordine dei giornalisti serva solo a produrre analfabeti, ma anche come il quotidiano di Ferrara abbia preso una via di non ritorno "intellettuale" (e si tratta di una brutta via). Leggete qui sotto e poi ancora piu' sotto:

Italia reticente all’Onu


Non combatte la pena di morte e non sceglie tra Venezuela e Guatemala

Il voto parlamentare che impone all’Italia di presentare una mozione per la moratoria della pena di morte all’assemblea dell’Onu sarà ignorato dal governo. Il sottosegretario Gianni Vernetti ha declassato a “impulso” un atto di indirizzo del Parlamento, che dovrebbe essere prescrittivo, per poi spiegare che l’Italia non farà nulla perché non ha il via libera dagli altri 24 paesi dell’Unione europea. La ragione vera di questo rifiuto a dar corso a una iniziativa che ha il consenso generale è la preoccupazione di non spiacere alla Cina e ai numerosi paesi islamici, praticamente tutti, nei quali la pena di morte è vigente e ampiamente applicata. Il governo del centrodestra nel 1999 ingaggiò la battaglia per la moratoria del patibolo al Palazzo di vetro, anche se questo non piaceva all’America, per la quale nutriva una stretta amicizia, peraltro ricambiata. L’esecutivo attuale, invece, in nome di un rapporto privilegiato che si cerca di ottenere dalla Cina, peraltro senza alcun riscontro concreto, finora, abbandona una posizione di principio, creando anche tensione con il Parlamento.
Non è, peraltro, l’unico caso in cui il comportamento dell’Italia appare ambiguo. Nella contesa per il seggio nel Consiglio di sicurezza tra il Venezuela di Hugo Chávez e il Guatemala, l’Italia continua ad astenersi, ma su questo, chissà perché, non ha chiesto il parere degli altri europei, in grande maggioranza contrari alle pretese del caudillo di Caracas. Loro, però, non hanno amici di Fidel Castro nella maggioranza.

Che io ricordi nel 1999 c'era D'Alema a presiedere un Governo di centro-sinistra e l'iniziativa di presentare una risoluzione sulla moratoria fu avviata per poi andare a scontrarsi contro l'insipienza della presidenza di turno finlandese. Quattro anni piu' tardi, nell 2003, l'Italia col Ministro degli esteri del centro-destra Frattini, dopo una pessima gestione del dossier a Bruxelles non riusci' a imporsi, proprio come in questi giorni, e convincere i partner europei a procedere, una strategia ormai ritenuta da archiviare visti i risultati del '99, a presentare il testo.

Veniamo poi alla questione Venezuela vs. Guatemala. Come qualsiasi attento lettore delle questioni latino-americane puo' confermare, il Guatemala ha la pena di morte e non ha firmato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, mentre il Venezuela e' dalla parte dell'Europa in ambo i casi. Come (quasi) tutti gli italiani sanno, in Venezuela c'e' una delle piu' grosse comunita' italiane all'estero e tra questi pare che una buona maggioranza non siano dalla parte di Chavez, come gli elettori italiani ricordano il centro-sinistra ha una maggioranza nominale in Senato grazie al Senatore Pallaro eletto in Argentina. Come invece purtroppo pochi sanno, specie certi "americanisti" dell'ultimora, in Guatemala la qualita' liberal-democratica del governo non ha niente da invidiare a quella del "dittatore" eletto dalla maggioranza dei venezuelani, non solo ma, a differenza dei Caracas, il Guatemala, nel silenzio dei Europa e con la connivenza degli USA ha vissuto una drammatica guerra civile trentennale che ha causato oltre 200mila morti la stragrande maggioranza dei quali vittime di razzismo anti-indigeno (che persiste al giorno d'oggi). Alcuni dei responsabili, mai portati davanti alla giustizia nazionale o internazionale, siedono in Parlamento (o in salotti di Miami).

Certo Chavez e' il miglior amico di Ahmadinejad e una sua presenza in Consiglio di Sicurezza potrebbe scompaginare le carte, peraltro mal disposte sui tavoli di New York e Vienna al momento, in caso di sanzioni multilaterali contro Teheran, ma proprio per dare ulteriore legittimita' al Consiglio stesso, forse avere un grosso paese latino-americano ricco e (pre)potente (che tra poco va alle elezioni), potrebbe essere una mossa politicamente piu' significativa piuttosto che sostituirlo con un piccolo narco-stato di yes-men senza diplomatici a New York e con un enorme bisogno di attenzioni e aiuti a casa piuttosto che al Palazzo di vetro. Ergo l'Italia per me fa bene a continuare ad astenersi.

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