We’re on a road to nowhere Come on inside * Takin’ that ride to nowhere We’ll take that ride
7.23.2006
la Jihad e' come l'araba fenice
Che ci sia ciascun lo dice, dove sia, nessun lo sa...
4 comments:
Anonymous
said...
nel perdukistan si vola sempre molto alto. A chi vola più in basso capita di leggere anche queste piccole cose.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, la mozione presentata dalle forze dell'Unione di centrosinistra, che la Rosa nel Pugno ha contribuito ad elaborare e che voterà, punta a definire l'azione del Governo rispetto alle missioni internazionali e, più in generale, fissa le traiettorie della politica estera dell'Italia per il presente e per il futuro. Nel corso del dibattito che ha impegnato in questi giorni il Parlamento, in molti, tra i leader dell'opposizione, hanno tenuto a rimarcare una - a loro detta - sostanziale continuità nell'azione dell'attuale Governo rispetto a quella del passato esecutivo. Riguardo ai temi di politica estera le grandi democrazie calibrano una linea che è normalmente condivisa da uno spettro di forze più ampio di quelle che compongono la maggioranza parlamentare. È questa una consuetudine che vorremmo si affermasse anche nel nostro paese. Riteniamo, però, che abbia ragione il viceministro Intini, che è intervenuto con puntualità in questo dibattito e che segue con acutezza la crisi in Medio Oriente, quando ha ricordato che la politica estera italiana tradizionale espressa dai Governi guidati dai democristiani e dai socialisti si è sempre basata su due forti pilastri: uno rappresentato dall'Alleanza atlantica, l'altro dall'unità politica dell'Europa. Il passato Governo ha messo in discussione questa giusta e sperimentata impostazione ed ha preferito sbilanciarsi verso uno soltanto di questi pilastri: l'Alleanza atlantica. Questa determinazione ha costretto l'Italia a coltivare un rapporto quasi esclusivo con Washington e a sostenere acriticamente la dottrina unilaterale di Donald Rumsfeld e a marcare le distanze con quella che veniva sprezzatamente definita la «vecchia Europa». E proprio qui poggia la differenza o, se si preferisce, la discontinuità che le forze del centrosinistra vogliono imprimere alla nostra presenza nello scacchiere planetario. La sfida in cui oggi è impegnato il nostro paese, il suo Governo, la sua maggioranza è quella di investire e di far accrescere il ruolo politico dell'Europa con l'obiettivo ambizioso di far diventare l'Unione europea un attore forte e autorevole che potrà spendersi utilmente nella risoluzione delle tante criticità della comunità internazionale. Da ormai otto giorni il Medio Oriente è sconvolto da venti di guerra. L'attacco del 25 giugno dei miliziani libanesi, Hezbollah, di Hassan Nasrallah, contro il kibbutz di Kerem Shalom, che ha provocato l'uccisione di due soldati israeliani e il rapimento del caporale Shalit, è stata la terribile scintilla che ha provocato la dura reazione di Israele ed ha rappresentato l'inizio di una nuova e terribile escalation di violenze in quella martoriata area del globo. Il nuovo conflitto rischia di compromettere definitivamente i già difficili negoziati di pace che faticosamente si stavano svolgendo e, conseguentemente, può dare forza ai movimenti fondamentalisti islamici e a quei paesi arabi, con in testa Iran e Siria, che apertamente dichiarano il loro intento di cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica. In questo drammatico contesto, il dovere della comunità internazionale è quello di impegnarsi in una decisa azione politico-diplomatica finalizzata all'interruzione di questa devastante spirale di violenza. Ieri, il ministro degli esteri ha riferito in Parlamento del suo impegno personale, di quello del Presidente del Consiglio e del Governo. Apprezziamo l'operato e auspichiamo che l'azione sinergica tra Stati Uniti d'America e Unione europea porti ad immediati risultati positivi per la stabilità della comunità internazionale. L'Italia è chiamata a fare la sua parte. L'ambizione è quella di tornare a svolgere un ruolo riconosciuto e non secondario. La mozione che stiamo votando potrà conferire al nostro paese - ce lo auguriamo - un nuovo slancio in questa difficile sfida (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
BRUNO MELLANO. Egregio Presidente, cari colleghi, è il mio primo intervento in quest'aula e prendo la parola con qualche tremore e difficoltà, poiché intendo ricordare quello che è accaduto l'altra sera al Portico d'Ottavia. Cari colleghi della sinistra, cari colleghi del Governo, caro viceministro Intini, gli applausi a scena aperta all'ex ministro degli esteri, Gianfranco Fini, al Portico d'Ottavia l'altra sera, dicono qualcosa a me e dovrebbero dire qualcosa a lei. Non possiamo ripercorrere la strada di quel centrosinistra o di quelle coalizioni democristiano-socialiste che hanno portato l'Italia ad essere vicina soltanto ad una parte. L'amicizia instaurata in questi anni - occorre darne atto - con lo Stato d'Israele e con il Parlamento e le istituzioni israeliane sono una conquista da non disperdere. Credo che, all'interno di una politica estera per molti aspetti orrenda e vergognosa, come quella dell'amicizia con Putin, lo sterminatore dei ceceni, occorre riconoscere al Governo Berlusconi, e io lo faccio, all'ex ministro degli esteri Fini, ed io lo faccio, un'inversione di tendenza nei rapporti con il Governo d'Israele e le istituzioni democratiche israeliane. Partiamo da lì, mettiamo assieme i due aspetti della medaglia, diamo nuova forza a quel percorso accidentato della politica estera italiana, che negli anni Ottanta e Novanta ha portato ad uno sbilanciamento rispetto ad alcune formazioni terroristiche palestinesi ed a una lontananza rispetto alle buone ragioni dello Stato democratico di Israele. È per questo che valuterò come votare la mozione presentata: sicuramente voterò, almeno su molte parti di essa, a favore, ma intendo segnalare a lei e al Governo l'esigenza di tenere conto di una politica estera che in questi anni è cambiata, per cui non si butti via insieme all'acqua sporca anche il bambino dei nuovi buoni rapporti con lo Stato d'Israele (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
Letti questi piccoli dettagli, vengono in mente domande ancor più minute: ma i deputati della RNP applaudono in modo settario e dunque chiunque si alzi e parli dalle loro parti merita un applauso a prescindere o va chiesto una rettifica al resoconto stenografico di seduta con la raccomandazione ad una maggiore precisione da parte dei commessi
mi pare che la questione degli applausi sia minima rispetto a quanto detto dai due deputati che hanno parlato. per me la equivicinanza dei passati governi era assai sbilanciata verso i palestinesi (tanto e' vero che ancora oggi in molti si rifiutano di chiamare israele israele e chiamano la regione "terra santa") berlusconi, col suo fare apolitico ha tentanto un riavvicinamento su vari fronti (tra l'altro firmando forniture di armi a tel aviv). oggi, che forse la bilancia e' stata pareggiata (che poi la piazza applauda fini piuttosto che fassino mi pare indicativo della qualita' della voce delle truppe cammellate piu' che di una reale vicinanza POLITICA) ci potrebbero essere tutte le condizioni per far fare, finalmente, un salto in alto alla politica estera italiana. certo, preoccuparsi della ricostruzione del libano non necessariamente va in quealla direzione, ma col tempo, e col rafforzamento di qualche convinzione (e bombardamento) forse le cose si incammineranno nella direzione giusta. l'importante e' far qualcosa in piu' delle pulci ai resoconti stenografici ;)
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nel perdukistan si vola sempre molto alto. A chi vola più in basso capita di leggere anche queste piccole cose.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, la mozione presentata dalle forze dell'Unione di centrosinistra, che la Rosa nel Pugno ha contribuito ad elaborare e che voterà, punta a definire l'azione del Governo rispetto alle missioni internazionali e, più in generale, fissa le traiettorie della politica estera dell'Italia per il presente e per il futuro.
Nel corso del dibattito che ha impegnato in questi giorni il Parlamento, in molti, tra i leader dell'opposizione, hanno tenuto a rimarcare una - a loro detta - sostanziale continuità nell'azione dell'attuale Governo rispetto a quella del passato esecutivo.
Riguardo ai temi di politica estera le grandi democrazie calibrano una linea che è normalmente condivisa da uno spettro di forze più ampio di quelle che compongono la maggioranza parlamentare. È questa una consuetudine che vorremmo si affermasse anche nel nostro paese. Riteniamo, però, che abbia ragione il viceministro Intini, che è intervenuto con puntualità in questo dibattito e che segue con acutezza la crisi in Medio Oriente, quando ha ricordato che la politica estera italiana tradizionale espressa dai Governi guidati dai democristiani e dai socialisti si è sempre basata su due forti pilastri: uno rappresentato dall'Alleanza atlantica, l'altro dall'unità politica dell'Europa.
Il passato Governo ha messo in discussione questa giusta e sperimentata impostazione ed ha preferito sbilanciarsi verso uno soltanto di questi pilastri: l'Alleanza atlantica. Questa determinazione ha costretto l'Italia a coltivare un rapporto quasi esclusivo con Washington e a sostenere acriticamente la dottrina unilaterale di Donald Rumsfeld e a marcare le distanze con quella che veniva sprezzatamente definita la «vecchia Europa».
E proprio qui poggia la differenza o, se si preferisce, la discontinuità che le forze del centrosinistra vogliono imprimere alla nostra presenza nello scacchiere planetario.
La sfida in cui oggi è impegnato il nostro paese, il suo Governo, la sua maggioranza è quella di investire e di far accrescere il ruolo politico dell'Europa con l'obiettivo ambizioso di far diventare l'Unione europea un attore forte e autorevole che potrà spendersi utilmente nella risoluzione delle tante criticità della comunità internazionale.
Da ormai otto giorni il Medio Oriente è sconvolto da venti di guerra. L'attacco del 25 giugno dei miliziani libanesi, Hezbollah, di Hassan Nasrallah, contro il kibbutz di Kerem Shalom, che ha provocato l'uccisione di due soldati israeliani e il rapimento del caporale Shalit, è stata la terribile scintilla che ha provocato la dura reazione di Israele ed ha rappresentato l'inizio di una nuova e terribile escalation di violenze in quella martoriata area del globo.
Il nuovo conflitto rischia di compromettere definitivamente i già difficili negoziati di pace che faticosamente si stavano svolgendo e, conseguentemente, può dare forza ai movimenti fondamentalisti islamici e a quei paesi arabi, con in testa Iran e Siria, che apertamente dichiarano il loro intento di cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica.
In questo drammatico contesto, il dovere della comunità internazionale è quello di impegnarsi in una decisa azione politico-diplomatica finalizzata all'interruzione di questa devastante spirale di violenza. Ieri, il ministro degli esteri ha riferito in Parlamento del suo impegno personale, di quello del Presidente del Consiglio e del Governo. Apprezziamo l'operato e auspichiamo che l'azione sinergica tra Stati Uniti d'America e Unione europea porti ad immediati risultati positivi per la stabilità della comunità internazionale.
L'Italia è chiamata a fare la sua parte. L'ambizione è quella di tornare a svolgere un ruolo riconosciuto e non secondario. La mozione che stiamo votando potrà conferire al nostro paese - ce lo auguriamo - un nuovo slancio in questa difficile sfida (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
BRUNO MELLANO. Egregio Presidente, cari colleghi, è il mio primo intervento in quest'aula e prendo la parola con qualche tremore e difficoltà, poiché intendo ricordare quello che è accaduto l'altra sera al Portico d'Ottavia.
Cari colleghi della sinistra, cari colleghi del Governo, caro viceministro Intini, gli applausi a scena aperta all'ex ministro degli esteri, Gianfranco Fini, al Portico d'Ottavia l'altra sera, dicono qualcosa a me e dovrebbero dire qualcosa a lei. Non possiamo ripercorrere la strada di quel centrosinistra o di quelle coalizioni democristiano-socialiste che hanno portato l'Italia ad essere vicina soltanto ad una parte.
L'amicizia instaurata in questi anni - occorre darne atto - con lo Stato d'Israele e con il Parlamento e le istituzioni israeliane sono una conquista da non disperdere. Credo che, all'interno di una politica estera per molti aspetti orrenda e vergognosa, come quella dell'amicizia con Putin, lo sterminatore dei ceceni, occorre riconoscere al Governo Berlusconi, e io lo faccio, all'ex ministro degli esteri Fini, ed io lo faccio, un'inversione di tendenza nei rapporti con il Governo d'Israele e le istituzioni democratiche israeliane. Partiamo da lì, mettiamo assieme i due aspetti della medaglia, diamo nuova forza a quel percorso accidentato della politica estera italiana, che negli anni Ottanta e Novanta ha portato ad uno sbilanciamento rispetto ad alcune formazioni terroristiche palestinesi ed a una lontananza rispetto alle buone ragioni dello Stato democratico di Israele.
È per questo che valuterò come votare la mozione presentata: sicuramente voterò, almeno su molte parti di essa, a favore, ma intendo segnalare a lei e al Governo l'esigenza di tenere conto di una politica estera che in questi anni è cambiata, per cui non si butti via insieme all'acqua sporca anche il bambino dei nuovi buoni rapporti con lo Stato d'Israele (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
Letti questi piccoli dettagli, vengono in mente domande ancor più minute: ma i deputati della RNP applaudono in modo settario e dunque chiunque si alzi e parli dalle loro parti merita un applauso a prescindere o va chiesto una rettifica al resoconto stenografico di seduta con la raccomandazione ad una maggiore precisione da parte dei commessi
mi pare che la questione degli applausi sia minima rispetto a quanto detto dai due deputati che hanno parlato. per me la equivicinanza dei passati governi era assai sbilanciata verso i palestinesi (tanto e' vero che ancora oggi in molti si rifiutano di chiamare israele israele e chiamano la regione "terra santa") berlusconi, col suo fare apolitico ha tentanto un riavvicinamento su vari fronti (tra l'altro firmando forniture di armi a tel aviv). oggi, che forse la bilancia e' stata pareggiata (che poi la piazza applauda fini piuttosto che fassino mi pare indicativo della qualita' della voce delle truppe cammellate piu' che di una reale vicinanza POLITICA) ci potrebbero essere tutte le condizioni per far fare, finalmente, un salto in alto alla politica estera italiana. certo, preoccuparsi della ricostruzione del libano non necessariamente va in quealla direzione, ma col tempo, e col rafforzamento di qualche convinzione (e bombardamento) forse le cose si incammineranno nella direzione giusta. l'importante e' far qualcosa in piu' delle pulci ai resoconti stenografici ;)
grazie per il solito ammonimento
prego, anche se non lo era o voleva essere
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