Buon ultimo, ma per questo non meno importante - anzi penultimo tenendo conto della soddisfazione di Panebianco, ci mancherebbe - il commento positivo del buon Christopher Hitchens secondo il quale "it was a good day's work". Possibile che questo fior fiore di commentatori si divida tra chi ne pianga la scomparsa come uno qualunque e chi ne celebri l'uccisione, tra l'altro non a seguito del bombardamento intelligente, del capo di al Qaeda in Mesopotamia?
Certo, in termini di "guerra al terrore" it was a good day's work indeed, come dice il marxista non pentito Hitchens, ma meno, a me pare, in termini di affermazione di quei sacrosanti, pardon, benedetti come dice il born again Christian Bush, valori di libertà, democrazia e giustizia, che in teoria costituirebbero il mandato di coloro che hanno defenestrato Saddam.
Si tratta, per quanto se ne sa, di un'operazione da 94,5 miliardi di dollari... è quindi comprensibile che vengano esaltate le vittorie, ma se, in tutto questo spendi e spandi di propaganda e azione militare si avviasse anche qualche progetto di riorganizzazione del sentimento e della pratica della giustizia, considerato anche che il nome iniziale dell'operazione era Infinite Justice, è ipotizzabile che gli ex sudditi di Saddam potrebbero trovarne ulteriore speranza per un futuro migliore.
Marco Pannella ha più volte invitato l'Europa a proporre all'Iraq l'accessione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, adesso che ci son ministri meno "cavouriani", e che il capobanda dei qaedisti è stato eliminato, ci potrebbero essere le condizioni politiche per avviare il processo da portare avanti di contesto alla conferma della presenza italiana in Iraq (e Afghanistan).
Dubito che la mera esistenza di un governo di unità nazionale possa riuscire a portare pace e libertà in Iraq in tempi utili.
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