Un lungo pezzo di Vittorio Castelnuovo di sabato 15 aprile e una lettera di Bruno Lauzi del 21 pubblicate dal Riformista affrontano l'emblematica questione - emblematica della deriva tecno-censorea forse ritenuta liminare dai più - dell'imposizione di una lista di canzoni "proposte" a radio pubbliche e private dalle case discografiche, bracci armati (di folte schiere di avvocati) di conglomerati multinazionali delle telecomunicazioni.
Tra le righe dei due interventi si trae l'impressione che per l'appunto, la playlist pare essersi affermata con la costrizione in orari sempre più sacrificati della leggendaria Stereonotte della Rai.
Ora, ammesso e non concesso che il servizio pubblico si debba incaricare di promuovere le "canzonette", poter ascoltare qualcosa di pregevolmente originale tanto contemporaneo quanto d'annata frutto della creatività italica e non potrebbe in effetti far passare meglio le notti insonni o al volante nonché rimettere in circolo la voglia di comporre o (ri)mixare.
Perché non lanciare un'iniziativa che, nel porre limite ai danni delle playlist, non rivalorizzi le note anticonformiste di Stereonotte dando finalmente voce ai siti internet della Rai?
2 comments:
ti ho aggiunto ai miei link, così qualche mio visitatore ti passa a trovare...
ci vuole il passaporto per entrare in perdukistan?
grazie pierca, nessun passaporto, si e' liberali all'ennesima potenza nel perdukistan. buoni ponti ;)
ciao
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