3.15.2006

Una Commissione fuori dalla realta'

Da lunedi 13 a venerdi 17 sono a Vienna per la 49esima sessione della Commissione droghe dell'ONU in rappresentanza del Partito Radicale Transnazionale. In preparazione della sessione l'ufficio di Marco Pannella aveva inviato una lettera che un documento da me preparato rielaborando testi fatti circolare alla Commissione diritti umani e del Forum indigeno relative all'industrializzazione della foglia di coca nonche' un documento preparato l'estate scorsa in vista della mia partecipazione al seminario di Kabul del Senlis Council sulla possibilita' di concedere all'Afghanistan una licenza di produzione di oppio per fini medico-scientifici.

Nella lettera Pannella mette in evidenza ed allega il testo di una risoluzione sull'Afghanistan adottata dal PE a meta' gennaio su iniziativa di Emma Bonino dove, tra le altre cose, si invitavano gli stati membri dell'UE a prendere in considerazione nuovi approcci "anti-droga" in quel paese. Su stimolo dell'Afghanistan e sostegno dell'India sta circolando una bozza di risoluzione con la quale si vuole denunciare lo studio di fattibilita' del Senlis ritenendolo un grave attacco alle convenzioni ONU. Occorrera' un supplemento di iniziativa degli eurodeputati.

Sicuramente avrete letto sulle agenzie e i giornali delle dichiarazioni del Ministro Giovanardi, che ha alzato di almeno 3 volte la soglia minima per la segnalazione alla polizia fissando in 23 spinelli la quantita' massima per l'uso personale, e del Direttore dell'Agenzia ONU anti-droga Antonio Maria Costa, il quale, pur specificando che l'ONU non s'immischia nelle campagne politiche dei suoi membri, si e' felicitato con l'Italia per aver adottato una legge in perfetta linea con le norme contenute nelle Convenzioni. Quel che non uscira' sui giornali e' lo stagnamento del dibattito di questi giorni ne' le preoccupanti derive da stato di sicurezza permanente che stanno caratterizzando alcune delle "nuove" proposte in merito al controllo delle sostanze stupefacenti.

Mentre e' da notare l'ingente investimento in partecipazione da parte della Cina e il totale disinteresse dei paesi arabi alla Commissione, si segnala come particolarmente aggressiva la delegazione USA. In sintesi queste le posizioni degli statunitensi: niente riduzione del danno; niente valutazione, ma solo una stima dei "risultati" portati a casa negli anni scorsi in vista della sessione speciale dell'Assemblea generale del 2008; eradicazione über alles, quindi scarsa attenzione alla riduzione delle domanda o allo sviluppo alternativo, e niente ONG al dibattito sulle risoluzioni (solo gli olandesi, che hanno in delegazione gli amici del Transnational Institute hanno protestato). Spaccatura invece in seno agli europei coi danesi che guidano il fronte timoroso delle reazioni americane l'Austria volta trovare il consenso e una silenziosa frustrazione dei "progressisti" che non son riusciti a imporre una netta richiesta di valutazione dell'attuale impianto proibizionista in vista del 2008. Spaccatura anche tra i Latino-americani in seguito all'autoesclusione della Bolivia da una bozza di risoluzione sull'eradicazione delle colture. Il Presidente Morales, che ha confermato la sua politica di "narcotraffico zero" non e' disposto a continuare a far passare documenti che demonizzino la foglia sacra dei suoi popoli indigeni.

Il tema dell'anno e' lo "sviluppo alternativo". La sessione e' stata aperta da interventi delle agenzie per la cooperazione e lo sviluppo internazionale degli USA e della Germania con patetiche presentazioni power point che hanno portato via 2/3 del tempo a disposizione degli oratori (tagliando fuori le ONG, me compreso). Le varie presentazioni hanno chiaramente elencato i problemi dei vari programmi di sviluppo alternativo (pochi soldi, poco coordinamento con altre iniziative pro-sviluppo, pro-salute e anti-poverta' portate avanti da altre agennzie ONU) la loro ridotta capacita' di coinvolgere le comunita' dedite alla coltivazione delle piante proibite (pare che si riesca a raggiungere solo il 10% dei coltivatori) concentrandosi in conclusione sulla urgente necessita' di investire ingentemente in quello che, sostengono in molti, deve essere sviluppato come un progetto civil-militare dove l'esercito sarebbe visto come motore di sviluppo economico di varie regioni (Tunisia e Ecuador in particolare). Quindi molto si e' sentito in merito a quel che si dovrebbe fare, quasi niente in merito a quel che e' stato fatto.

Sebbene la totalita' degli interventi relativi allo sviluppo alternativo ha affrontato la necessita' di convertire le piantagioni di foglia di coca sulle ande, Afghanistan e Iran hanno anche posto la questione dell'oppio (l'Iran denunciando i fallimenti degli inglesi nel tentativo di limitare la produzione di papavero nel paese limitrofo). Antonio Maria Costa ha tenuto a sottolineare che sarebbe un grave errore lasciar fuori dai progetti di sviluppo alternativo l'Africa dove, a sua detta, ormai in tutti i paesi la produzione di cannabis sta diventando un problema di proporzioni preoccupanti e quindi da affrontare urgentemente pena l'inferno che investira' l'Europa.

Il Governo boliviano, che della difesa della foglia di coca aveva fatto uno de punti qualificanti a livello internazionale, ha inviato due vice-ministri che hanno preso la parola in 3 occasioni annunciando, tra l'altro, che hanno rinominato il Ministero per lo sviluppo alternativo in Ministero per la coca. All'interno del dibattito sullo sviluppo alternativo i boliviani hanno detto chiaramente che, seppur mantenendo ferme la lotta alla cocaina, la Bolivia non intende sostituire la coltura della foglia di coca con altri prodotti (che tra le altre cose non trovano sbocchi commerciali altrove) ma che investira' nella conversione lecita dei derivati della pianta. Nelle prossime settimane La Paz rendera' nota l'agenda di Morales a proposito dell'eventuale riclassificazione delle foglia all'interno delle tre Convenzioni ONU. Parlando con l'ex deputato MAS Dionicio Nuñez, col quale sono in contatto da un paio di anni grazie alle attivita' della Lega Internazionale Antiproibizionista, invitato come oratore al Forum delle ONG, attraverso il quale ho potuto conoscere l'Ambasciatore boliviano, pare di capire che maggio sara' il mese in cui la Bolivia dovrebbe iniziare le azioni internazionali per affrontare la questione dell'industrializzazione della foglia di coca. All'inizio di maggio ci sara' il forum sociale europeo ad Atene, successivamente una riunione presidenziale EU-paesi andini a Vienna, poco dopo la riunione annuale dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' a Ginevra dove La Paz cerchera' consensi per la non eradicazione delle foglia di coca.

In apertura del Forum ONG ho avuto l'opportunita' di porre un paio di domande pubblicamente a Costa, chiedendogli un parere circa la proposta di Morales, mi ha risposto che ancora non ha ricevuto niente di formale (vero) e che da quel che ha potuto leggere sulla stampa intravede margini per discutere (falso). In risposa a una mia critica circa la sua proposta di sviluppo alternativo relativo alla marihuana, in cui gli facendogli notare che in Europa il fenomeno dell'autoproduzione e' ormai diffuso in tutti i paesi e che la quantita' e' pari a quella prodotta in Africa a differenza di quanto sostenuto dal World Drug Report, Costa ha cambiato il focus sostenendo che in Europa, come negli USA bisogna agire sulla domanda con campagne di scoraggiamento. Questa sua risposta ha suscitato la mia reazione sollevando la Fini-Giovanardi come pessimo esempio di agire sulla domanda. A quel punto Costa ha detto che non voleva entrare nel merito e che doveva scappare per un incontro con un ministro.

Della delegazione radicale fanno parte anche 2 membri della rete europea ENCOD e una rappresentante di un'associazione inglese di ex-tossicomani.

Oggi si parla della sessione speciale del 2008.

2 comments:

Anonymous said...

Perche non:)

Anonymous said...

Perche non:)