3.16.2006

Stabile la produzione di droga nel mondo?

Il dibattito di mercoledi' della 49esima sessione della Commissione droghe delle Nazioni unite e' stato dedicato alla preparazione della sessione speciale dell'Assemblea generale del 2008, che dovra' prendere in considerazione quanto avvenuto negli ultimi 10 anni a seguito della dichiarazione adottata a new york nel 1998 in cui, grazie alle certezze di Pino Arlacchi, gli stati membri delle Nazioni unite si erano posti come obiettivo la cancellazione di tutte le droghe dalla faccia della terra entro il 2008. Nella seconda parte della giornata s'e' parlato anche di riduzione della domanda.

La preparazione dei documenti in vista dell'Assemblea generale del 2008 e' affidata all'ufficio diretto da Antonio Maria Costa che compila i dati forniti dia paesi che hanno ratificato le tre convenzioni ONU (ormai la maggioranza degli stati membri delle Nazioni unite) e che vengono inviati a Vienna ogni due anni in risposta a un questionario preparato dagli "esperti" dall'UNODC. La qualita' delle stime, perche' di questo si tratta, non puo' essere considerata degna di un'elaborazione scientifica. Infatti, non solo non tutti i paesi aggiornano il famoso questionario ogni due anni, ma quando lo fanno, seguono dei parametri che non aiutano a ben comprendere quali siano le reali dinamiche in merito alla produzione, consumo e commercio. Carla Rossi ha smascherato alcuni di questi "trucchi contabili" recentemente nel suo intervento alla prima riunione del Congresso Mondiale per la liberta' della ricerca scientifica, basterebbe solo mettere in evidenza che in nessuno dei documenti si parla mai di quantita' bensi di percentuali di crescita o decrescita, che il periodo preso in considerazione va dal 1998 al 2004 senza dar notizie di quanti paesi abbiano partecipato al questionario e se e come siano stati ponderati i dati forniti che certificano aumenti o diminuizioni della circolazione delle sostanze illecite, che, per esempio, per documentare la diminuizione delle droghe nel mondo di prende in considerazione il numero di confische (maggiori le confische, dice l'ONU, minore la presenza delle droghe; mentre invece si potrebbe sostenere il contrario) e che invece che parlare della quantita' di piante proibite catturate, si parla sempre della quantita' di superficie omettendo il numero di raccolti e l'invenzione di piante sempre potenti. e via di questo passo.

La parola d'ordine di questa sessione e' stabilizzazione. Costa ha annunciato che, grazie all'impegno internazionale, paesi come il Laos sono ormai da considerarsi liberi dal papavero, che la Birmania, anche grazie all'impegno diretto della Cina, si sta ripulendo della produzione e raffinazione di eroina, e che la Tailandia e il Vietnam continuano a tenere sotto controllo la sostanziale riduzione di produzione di eroina. Chiaramente resta l'aumento esponenziale della produzione di oppio per eroina in Afghanistan, ma mai lo si mette in relazione con l'eradicazione delle colture proibite nel cosiddetto triangolo d'oro, ne' tantomeno con le preoccupazioni espresse dall'Ambasciatore del Pakistan che paventa una resurrezione della produzione di semi di papavero, debellata, secondo la vulgata arlacchiana, negli anni 90.

Diversa invece la situazione sulle ande. Tutti i paesi dove tradizionalmente si produce la foglia di coca hanno visto una diminuizione della superficie dedicata alla pianta, che decine di colture ritengono sacra, ma non si da conto delle notizie relative all'invenzione della "super-coca" ne' tantomeno del fatto che la ri raccoglie 6 invece che le tradizionali 4 volte all'anno. Non trovano la necessaria evidenzia anche le notizie che vogliono la Colombia come il terzo produttore di eroina al mondo dopo Afghanistan e la Birmania. Quasi mai si presentano studi indipendenti che comparano l'efficacia dell'eradicazione totale, tramite falo' o fumigazioni, e il cosiddetto sviluppo alternativo che sostituisce le colture proibite con altre lecite.

Visto l'avvicinarsi della scadenza del 2008 l'ufficio di Vienna deve iniziare a preparare il terreno per non esser costretto ad ammettere il fallimento della strategia eradicatoria lanciata nel 98 da Arlacchi. In questo contesto si vanno anche ad inserire alcune delle buone notizie portate da paesi, come la Svizzera, il Regno unito, il Brasile, il Canada e altri che negli ultimi 10 anni hanno avviato programmi di assistenza per i tossicomani investendo in misure socio-sanitarie piuttosto che nella gestione dell'ordine pubblico e nell'interdizione delle partite di droga. Sebbene si tratti di progressi da salutare con soddisfazione, il modo con cui vengono inclusi nei documenti delle Nazioni unite andrebbe a dimostrare che le misure derivate dalle tre Convenzioni funzionano non solo nel contenere la produzione, ma anche, se possibile, nel diminuire il consumo laddove le leggi vengono fatte applicare (senza fornire un apprezzamento o valutazione della qualita' delle leggi in questione).

Le ONG restano escluse, su richiesta degli USA, dal dibattito relativo alle risoluzione, quello che alla fine definira' il futuro dei lavori della Commissione, da quel che si carpisce dai delegati e' che la parola 'evaluation' (valutazione) su richiesta degli statutunitensi e' stata sostituita con 'assessment' (stima) da portare avanti nel pieno rispetto delle Convenzioni, come ribadito dalla Danimarca (che ha preso il posto degli svedesi in quanto ad attivismo conservatore in seno all'UE).

Il dibattito di oggi verte sulle tendenze del narcotraffico mondiale.

2 comments:

Anonymous said...

“Buone notizie” che includono il Brasile tra i paesi che “negli ultimi 10 anni hanno avviato programmi di assistenza per i tossicomani investendo in misure socio-sanitarie piuttosto che nella gestione dell'ordine pubblico e nell'interdizione delle partite di droga” sono tanto ingannevole quanto le stime sulla dimensione della domanda e della offerta delle droghe.
Le vere notizie dal Brasile sono cattive. La piu’ recente e’ l’operazione dell’Esercito brasiliano che negli ultimi diece giorni ha occupato “favelas” a Rio de Janeiro, sotto il pretesto di ricuperare diece fucili che erano stati rubati da una caserma qualche giorno prima. Come di solito, si accusa il “narcotraffico” e – secondo la logica della repressione brasiliana - quindi gli abitanti delle “favelas”. Oltre alla devianza dalle missioni che la Costituzione brasiliana atribuisce alle Forze Armate, l’Esercito brasiliano ha violato un’altra volta (questa non e’ stata la prima volta che l’Esercito fa delle operazioni per “combattere” il “narcotraffico”) diversi diritti fondamentali degli abitanti delle “favelas”. Rivolgendo cannoni verso le case, hanno proibito che la gente rimanesse alle strade alla sera, hanno proibito la circolazione di qualsiasi veicolo nelle strade delle “favelas” cerchiate, hanno invaso le case, hanno fatto la rivista addirittura ai bambini. In una delle “favelas”, dopo “l’occupazione” hanno inalberato la bandiera brasiliana come se avessero conquistato un territorio nemico.
Lo spetacolo bellico non ha fatto trovare i fucili. Questi sono subito apparsi in un posto lontano delle “favelas” che erano state occupate e non ci sono spiegazioni su come l’hanno trovato. Il principale quotidiano brasiliano dice che l’Esercito ha concluso un accordo con i “narcotrafficanti”... Loro restituirebbero i fucili in cambio della fine dell’ operazione...

perdukistan said...

in effetti... qui la delegazione brasiliana e' guidata da un ex generale