2.06.2006

Altro che riforme digitali, necessita rivoluzione!

E’ di questi giorni il lancio di una massiccia campagna di distribuzione del libretto 'L'innovazione digitale per le famiglie' che, secondo il Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, dovrebbe informare chi non e’ ancora alfabetizzato alle “nuove tecnologie” fornendo anche informazioni sugli incentivi, per esempio per acquistare il computer, i corsi per imparare a usarlo e i servizi per chi sa navigare. Il documento contiene anche l’elenco dei cosiddetti ‘nuovi diritti dei cittadini’ nei confronti di tutto quanto e’ digitale.

Nel lanciare il suo libretto - scaricabile online al sito www.innovazione.gov.it (purtroppo solo in formato PDF) - che opportunamente raggiungera’ le case di 16 milioni di italiani in periodo elettorale contenendo anche offerte speciali per l’acquisto di nuovo hardware, il Ministro Stanca avrebbe affermato che "Questo governo sta attuando una vera e propria 'riforma digitale' che richiede un rilevante impegno, non solo tecnologico, ma a soprattutto culturale, per cambiare i modi tradizionali di conoscere e di operare e offrire cosi' maggiori opportunita' a tutti i cittadini".

Purtroppo, contrariamente ai proclami del Ministro Stanca, l’operato di questo Governo e’ stato di segno diametralmente opposto a quello che un’amministrazione riformatrice avrebbe dovuto fare in materia di diritti digitali. Infatti, ferma restando la sistematica distruzione dello “stato di diritto” in senso lato da parte della Casa delle Liberta’, una ‘riforma digitale’ non puo’ implicare soltanto l’accesso telematico agli atti burocratici dell’Amministrazione pubblica o il garantire genericamente il ‘Diritto alla partecipazione’ (art. 8), secondo il quale ‘I cittadini hanno diritto di partecipare al processo democratico e di esercitare i diritti politici usufruendo delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie’; piuttosto si dovrebbe prevedere l’adozione di misure di governo che consentono in primis l’affermazione dell’identita’ civile e politica digitale e successivamente – almeno - accesso, personalizzazione dei servizi nonche’ trasparenza nella gestione dei dati personali. Tutto questo sarebbe possibile se si fosse stabilito di dotare l’intero apparato della PA di software libero e aperto. Cosi’ non e’ stato fatto, anzi, grazie alla legge Urbani si e’ addirittura arrivati a criminalizzare quanto di piu’ partecipativo ci sia oggi nella Rete e cioe’ lo scambio di dati tra individui (peer to peer).

Alla ‘riforme’ elettoralistiche di Stanca la Rosa nel Pugno contrappone una piattaforma digitale che, partendo dall’abolizione della Legge Urbani, propone democrazia-liberale elettronica e misure liberiste di lotta alle posizioni dominanti e ai loro abusi dentro e fuori la Rete. Se ne parlera’ stasera a RadioLinux alle 21.

2 comments:

Anonymous said...

Cos'e' "peer to peer"? discriminalizzare qualsiasi cosa sempre mi interessa...

perdukistan said...

infatti indipendentemente da cosa sia il peer to peer (che e' una tecnologia per scambiare dati su internet) decriminalizzare sempre e comunque