12.21.2005

Perché l'amnistia, perché l'indulto

conoscere per deliberare.

1. Gli ultimi provvedimenti di amnistia e di indulto risalgono a 15 anni fa.

2. Sono passati 5 anni dal Giubileo e dalla campagna per l'aminista e l'indulto e per un "Piano Marshall" per le carceri e il reinserimento sociale.

3. Sono passati 3 anni da quando il Parlamento applaudì ripetutamente Giovanni Paolo II mentre invocava una riduzione delle pene.

4. A chiedere l'amnistia e l'indulto non sono soltanto i detenuti e le associazioni ma anche gli operatori, la polizia penitenziaria, i medici e gli infermieri, gli educatori e gli assistenti sociali, i direttori, gli avvocati, i magistrati.

5. Attualmente sono 60.000 i detenuti in Italia, un vero e proprio record nella storia repubblicana. Altre 50.000 persone sono in misura alternativa alla detenzione. Altre 70-80.000 persone, già condannate a pene inferiori a 3 anni (4 in caso di tossicodipendenza), sono in attesa della decisione del giudice circa la possibilità di scontare la condanna in misura alterativa. Totale: 180-190.000 persone, che significa una crescita esponenziale di 6 volte nel volgere di 15 anni.

6. In Italia un'amnistia di fatto esiste già. E' clandestina e di classe. Basti pensare che, solo negli ultimi cinque anni, ben 865.073 persone hanno beneficiato della prescrizione dei reati penali per i quali erano state inquisite. Se crescono le carcerazioni, crescono ancora di più le prescrizioni: da 66.556 nel 1996 a 94.181 nel 2000 a 221.888 nel 2004.

7. Non è vero che aumentando le carcerazioni si riducono i reati. E se la mano pesante della giustizia si scarica per intero sugli esclusi, senza avvocato e senza difesa, soprattutto immigrati e tossicodipendenti, in totale sono 8.942.932 i processi pendenti, di cui 5.580.000 penali. Tra la data del delitto e quella della sentenza la durata media è di 35 mesi per il primo grado del processo e di 65 mesi per l'appello. Sono moltissimi i reati che non vengono nemmeno perseguiti: nel 2003 le persone denunciate sono state 536.287 e i delitti denunciati per i quali è iniziata l'azione penale sono stati 2.890.629 (in crescita rispetto all'anno precedente), ma nell'80,8% dei casi l'autore era ignoto.

8. Il problema della sicurezza e della legalità riguarda la società libera, ben più che il carcere. Le vittime del reato hanno interessi non dissimili da quelli delle vittime di un sistema della giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Una giustizia che sia efficace ed efficiente ed equa è una necessità di tutti.

9. Il carcere è spesso un luogo illegale, dove le leggi non sono applicate. Come, ad esempio, il Regolamento penitenziario, varato nel 2000 e rimasto in buona parte lettera morta.

10. Spesso sono leggi inique a indurre criminalità. Basti osservare come sia risibile il numero degli immigrati regolari in carcere, mentre è crescente quello degli immigrati senza permesso di soggiorno. L'impossibilità di ingresso legale produce illegalità e reati, mentre chi ha possibilità di regolarizzazione dimostra di essere pressoché esente da pratiche illegali e criminali.

11. L'amnistia e l'indulto, da semplici provvedimenti umanitari e razionalizzanti, diventano l'unica risposta a quella che è divenuta ua vera e propria emergenza sociale. Una questione che, direttamente e indirettamente, riguarda la vita e le condizioni di milioni di cittadini e di famiglie italiane. Per costruire una nuova giustizia, occorre rimuovere questo enorme "tappo" con un'amnistia. Attraverso l'indulto, invece, è possibile riportare il numero delle presenze a quello delle capienze, vale a dire ridurre di almeno 15.000 gli attuali detenuti.

12. L'amnistia e l'indulto non sono contraddittori con un'attenzione ai temi della sicurezza. E' questo carcere che produce recidiva, commissione di nuovi reati. I dati dicono che se la percetuale della recidiva è del 75% nei casi di detenuti che scontano per intero la condanna in carcere, questa si abbassa drasticamete al 27% nel caso di tossicodipendenti condannati che scontano la condanna o una parte di essa in affidamento ai servizi sociali, e al 12% nel caso di non tossicodipendenti affidati ai servizi sociali.

13. Investire sul recupero e sulla prevenzione è la vera politica per la sicurezza, una politica meno costosa socialmente, umanamente ed economicamente. Tenere una persona in carcere, peraltro nelle attuali condizioni miserevoli, costa 63.875 euro l'anno, in gran parte per la struttura, mentre per il vitto di ogni recluso si spendono mediamente solo 1,58 euro al giorno. Tenere un tossicodipendente in carcere (e sono almeno 18.000) costa il quadruplo che assisterlo in una comuità o affidarlo a un servizio pubblico.

3 comments:

Anonymous said...

Bravo!!!! Vorrei che ci fosse lo stesso movimento in tutto il mondo. Auguro pieno successo alla marcia! In bocca al lupo!

perdukistan said...

grazie, speriamo che marcino in molti

Anonymous said...

Proprio ieri pensavo tutta la giornata sulle prigioni a causa di un evento che mi ha impegnato specialmente – la donna anziana malata condannata per “traffico”, che ieri e’ stata finalmente liberata. La liberazione era un motivo di gioia, pero’ non potevo smettere di pensare alla sua precedente privazione della liberta’ e alle attuali privazioni della liberta’ di tanti altri detenuti ed a tutti gli assurdi ed inutili dolori che il sistema penale provoca. Leggere il testo del tuo blog sull’amnistia e quindi ricordare che c’e’ questo movimento, anche se soltanto in Italia, e’ stato un sollievo. Complimenti, ancora, a te e al tuo partito radicale!!!