ACTIVATION OF COMMITTEES EXPECTED NEXT WEEK
Preceding the March 21 summit between President Mehmet Ali Talat and President of the Greek Cypriot Administration Demetris Christofias, progression between their special representatives has been achieved. Amongst the total 13 committees and work groups, 11 agendas will be determined by special representatives and it is expected that the remaining 2 committee’s agendas will be determined in today’s meeting.
According to information provided by the Presidency Spokesperson Hasan Erçakıca to the Turkish Cypriot News Agency, participants to the committees and work groups from the Turkish Cypriot side will be invited to today’s meeting.
Erçakıca stated that the committees may begin activities within the following week.
BARROSO: “THE EUROPEAN COMMISSION SUPPORTS COMMENCEMENT OF NEGOTIATIONS UNDER UN AUSPICES”
Remarking that unification in within the future of Cyprus will also benefit the EU, President of the European Commission Jose Manuel Barroso underlined that the EC supports negotiations under the auspices of the UN and that despite its difficulty, a solution will benefit the EU.
TITOV: “ MOSCOW SUPPORTS A SOLUTION TO BE ACQUIRED UNDER UN AUSPICES”
In his task visit to the Greek capital Athens , the Russian Deputy Undersecretary for Foreign Affairs Vladimir Titov stated that Moscow supports an acquired solution to be attained through the auspices of the UN.
Informing that he will be visiting Cyprus the following week and that he will be meeting with both President Mehmet Ali Talat and President of the Greek Cypriot Administration Demetris Christofias, Titov stated, “We are pleased with the contacts of both sides. Russia will provide assistance wherever possible.”
5 comments:
state freschi Talliniani...
cari utili idioti, leggete qui
«Eleggiamo cento cattolici I radicali non hanno peso»
Il ministro Fioroni, PD, oggi.
e ringraziateli sti comunisti...
Cuba pronta a mediare per Betancourt
Ora la decisione spetta a Uribe
Caracas -
E' l'uomo di Fidel in Venezuela. Si chiama German Sanchez Otero. Ha cinquantatré anni e una lunga carriera nel dipartimento America del comitato centrale del pc cubano. Sociologo. Ha lavorato in Cile.
E' arrivato a Caracas nel 1994, molto prima di Hugo Chàvez.
L'ex tenente colonnello si preparava la candidatura alla presidenza della repubblica, riscriveva la Costituzione, usciva da Miraflores rapito dai generali golpisti, tornava nel palazzo tra due ali di folla, si infilava il basco rosso per riprendersi l'industria pubblica del petrolio, flirtava con i no global a Porto Alegre, si alleava con l'Iran di Ahmadinejad, con il Brasile di Lula, con gli indigeni boliviani, con quelli ecuadoriani, abbracciava Maradona, riceveva Naomi Campbell, posava per Oliver Stone. E German Sanchez Otero era lì, silenzioso sotto i baffi, ad aspettare che sulla sua scrivania d'ambasciatore della "hermana republica de Cuba" squillasse il telefono: «Aqui estoy, Comandante».
Trillo puntuale anche il 9 gennaio, sei e trentotto del pomeriggio. C'era da andare a prendere Clara Rojas e Consuelo de Perdomo nella selva colombiana. Dopo il fallimento della prima missione, quella con i garanti internazionali e la telecamera di Oliver Stone, le Farc erano pronte a riannodare le comunicazioni per la consegna dei due ostaggi. «La sto ascoltando, Comandante».
«Oye German! Servono due cose. Primo: sapere che ne pensi perché vai tu. Secondo: che ne pensa il presidente del Venezuela, so che l'hai contattato per dirmi se è d'accordo».
Chàvez ovviamente era d'accordissimo. Sapeva dal 24 dicembre che per accompagnare la consegna dell'amica di Ingrid Betancourt da parte delle Farc, Fidel aveva scelto il fedele German. «Chàvez mi aveva chiamato a casa sua la notte di Natale per dirmelo» racconta l'ambasciatore che, sempre su ordine di Castro, su quella spedizione ha appena scritto un libro. "Transparencia de Emmanuel" si chiama. «Vorrei che il libro contribuisse a non chiudere il cammino aperto dal successo dell'operazione Emmanuel. Quella missione meravigliosa è stata un simbolo di pace. Può dare ancora altri frutti» dice Sanchez Otero. Quelle centottanta pagine servono anche a spiegare che sì, certo, l'operazione Emmanuel è stata farina del sacco di Hugo Chàvez, ma non è che il presidente venezuelano abbia fatto proprio tutto da solo.
Fidel chiama spesso. Legge, guarda la tv e poi telefona. Ha telefonato anche il 26 dicembre. Chàvez aveva appena convocato la stampa internazionale a Miraflores per annunciare che le Farc avrebbero consegnato a lui le coordinate. Aveva preso la cartina della Colombia, indicato i punti di decollo degli elicotteri e annunciato al mondo che l'operazione Emmanuel, dal nome del bambino partorito da Clara Rojas nella selva, stava per partire.
Spenti i microfoni l'ambasciatore si congeda, sale in macchina e il cellulare vibra. E' Carlos Valenciaga, dal Consiglio di stato di Cuba. C'è da comunicare a Chàvez un breve telegramma di Fidel sulla conferenza stampa appena conclusa: eccellente, sereno, ameno, controllo totale delle emozioni.
Pare succeda quasi tutti i giorni.
La liberazione di Clara Rojas e Consuelo de Perdomo è stata un capolavoro diplomatico trasmesso in diretta televisiva. Per la gioia del vecchio militare cubano che a Caracas aveva salutato Sanchez Otero in partenza per la selva così: «Tranquillo che se va male ti mettiamo una foto in un angolo speciale dell'ambasciata».
Quel successo non si è ripetuto. Ci sono ancora settecento ostaggi nelle mani della guerriglia colombiana. E dopo l'uccisione di Raul Reyes, il portavoce internazionale delle Farc, è probabile che ci restino. Ora che la guerriglia ha fatto sapere che non permetterà a nessuno di vedere Ingrid Betancourt, nemmeno ai medici francesi mandati da Sarkozy nella selva dove l'ex candidata dei verdi alla presidenza della Colombia è in ostaggio dal 22 febbraio del 2002, German Sanchez Otero ha una proposta da fare. «Cuba è a disposizione» dice. Se Uribe volesse, «Cuba potrebbe dare una mano».
Pensa che sia possibile la liberazione degli ostaggi delle Farc senza una mediazione del Venezuela e di Cuba?
Difficile dirlo. Spetta ai colombiani scegliere chi li può accompagnare in questo processo tanto complicato di dialogo, di lento avvicinamento di posizioni. L'obiettivo finale è raggiungere questo scopo. Per quanto spetta a Cuba, ed è a nome di Cuba che sto parlando, siamo a disposizione per continuare a collaborare in tutto ciò che sia per noi possibile perché questo processo vada avanti e si concluda con un successo.
Le risulta che esista un interlocutore diretto per trattare con le Farc dopo l'uccisione di Raul Reyes?
Non lo so. Non rispondo non perché non voglio dirlo, ma perché essendo l'ambasciatore di Cuba in Venezuela preferisco evitare di essere imprudente.
Crede che l'aereo mandato da Sarkozy aspetterà invano la liberazione di Ingrid Betancourt?
Dipende dai francesi e dai colombiani. Loro sono sul terreno in questo momento e solo loro possono rispondere di quel che sta succedendo.
La Colombia non ha mai chiesto a voi cubani una mediazione diretta?
Ora no. La mediazione è stata venezuelana ed è stata eccellente. In passato sì. La Colombia si è rivolta a noi. Abbiamo messo a disposizione il nostro territorio per i dialoghi di pace tra l'Esercito di liberazione nazionale (altro gruppo guerrigliero colombiano n.d.a.) e il governo della Colombia. Nella prima tappa dell'operazione Emmanuel è stato il presidente Chàvez a sollecitarci. Ci ha chiesto che noi, insieme a rappresentanti dei governi di altri sei Paesi, partecipassimo come garanti. Poi l'operazione è stata sospesa. Quando è stata ripresa in gennaio non poteva essere presente, a causa di serie questioni pratiche, nessun garante di quei sette che facevano parte della carovana entrata in Colombia a dicembre per prendere in consegna gli ostaggi. In quella seconda tappa Uribe ha chiesto che fossimo solo noi presenti, solo Cuba (a parte il ministro degli interni venezuelano n.d.a.). E' stato un riconoscimento per il lavoro svolto da Cuba per contribuire ai dialoghi di pace tra le parti in conflitto in Colombia, un lavoro di tanti anni. È stato così che Cuba è stata l'unica a partecipare all'ultima tappa dell'operazione Emanuel, per richiesta dello stesso presidente Uribe e con l'approvazione immediata di Hugo Chàvez.
E' in contatto con Clara Rojas?
Personalmente no, ma le mando il mio libro perché abbiamo stretto un'amicizia profonda nella situazione particolarissima in cui ci siamo incontrati.
Le risulta che Clara Rojas sia fondamentale in questo momento per stabilire contatti con le Farc?
Non sono informato sugli ultimi dettagli. Non so come si sia evoluta la trattativa.
in bocca al lupo (non per l'estonia)
L'INGLESE SERVE, COGLIONE. Studialo. Vuoi fare l'americano e sbagli i titoli.
Si dice HERE COME the liberals.
Chissà quando ti mandano a giro quante ne spari...
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