Alla cortese ed urgente attenzione
del Presidente della Camera dei Deputati
e, per doverosa e opportuna conoscenza,
al Presidente del Gruppo parlamentare della Rosa nel pugno
e al Presidente del Gruppo parlamentare misto
Roma, 7 novembre 2007
Signor Presidente,
vi sono circostanze nelle quali il rispetto delle istituzioni, il rispetto di se stessi e il rispetto delle proprie idee ed obiettivi politici impongono scelte difficili e costose.
Questo è a maggior ragione necessario ed opportuno se riteniamo che non tutto sia “Casta”, e che sia invece ancora possibile -anche in Italia- vivere l’impegno politico e civile come momento alto, nel quale il piano delle convinzioni non sia sovrastato da quello delle convenienze, dei tatticismi, dei piccoli calcoli di parte o personali.
E’ anche un messaggio per le generazioni più giovani, affinché non perdano la speranza di contribuire a costruire un Paese diverso, più moderno, più libero, e non rinuncino -magari comprensibilmente nauseati, distanti, indifferenti- ad un impegno diretto in una politica che vivono come lontana e, in ultima analisi, infrequentabile.
Nel nostro Paese, l’istituto delle dimissioni vive una curiosa vicenda: le dimissioni vengono annunciate, ventilate, minacciate, magari richieste, ma -nella maggior parte dei casi- non si presentano, non si danno. E prevale, anche nei luoghi teoricamente meno sospettabili, un tetragono attaccamento al potere, o alle briciole di potere più o meno fragilmente e provvisoriamente conquistate.
Tutto ciò premesso, Le scrivo per comunicarLe le mie dimissioni dalla Presidenza della Commissione attività produttive della Camera.
Il motivo di questa mia decisione è molto semplice: considero esauriti, starei per dire esausti, la fase e l’assetto politici che determinarono anche quella mia elezione. Qualunque cosa accada infatti al Senato nelle prossime settimane o mesi, il Governo e la maggioranza -di fatto- non esistono più, politicamente, o comunque non sono assolutamente in condizione di svolgere alcuna funzione positiva. Lo ripeto a scanso di equivoci: non solo l’attuale Governo, ma l’attuale maggioranza politico-parlamentare.
Come Lei ricorderà, sin dalla legge finanziaria dell’anno scorso (drammaticamente sbagliata, a mio avviso, perché tutta centrata su un intollerabile inasprimento della pressione fiscale, e senza alcun taglio di spesa, senza alcuna riforma strutturale), ho marcato una distanza sempre più netta dall’Esecutivo (pur cercando di svolgere in modo scrupoloso e imparziale le mie funzioni istituzionali); da molti mesi, dalla crisi del febbraio scorso, non voto la fiducia al Governo; oggi, alla luce del fatto che nulla mi appare modificato rispetto a questa situazione, compio un atto politico conseguente. Invano ho atteso che giungessero non parole o “segnali”, ma fatti politici rilevanti, in particolare dalle componenti cosiddette riformiste di Governo e maggioranza, che sono state e continuano ad essere travolte e umiliate punto su punto, sistematicamente.
Mi pare infatti che in tanti, in troppi, siano meramente protesi a una logica di sopravvivenza, di continuismo, di trascinamento dell’esistente. Per questo, occorre invece che qualcuno compia atti chiari di discontinuità e di rottura, sia pure a proprie spese: di qui, la mia decisione. E aggiungo che la pur ragionevole questione della riforma elettorale non può tramutarsi in un alibi, in un pretesto, in un escamotage, per rinviare il momento elettorale alle calende greche (o a quelle …italiane). Bastano pochi giorni, al limite alcune settimane, per capire se esiste davvero la volontà politica comune di cambiare la legge: dopo di che, le forze politiche farebbero bene a non protrarre un’agonia al solo scopo di cercare di togliere agli elettori la possibilità di decidere.
E la mia preoccupazione cresce se si considera che questo obiettivo di trascinamento, che in qualche caso sembra sconfinare nell’accanimento terapeutico, viene perseguito dal Governo anche attraverso un uso politicamente assai grave del denaro e della spesa pubblica. Non io o personalità a me vicine, ma autorevoli economisti non certo ostili all’attuale maggioranza, hanno parlato di “tax push”: è il ben noto meccanismo per cui, quando le entrate fiscali aumentano, queste risorse aggiuntive vengono subito spese, rendendo ancora più vasta la voragine della spesa pubblica. E questo è il punto drammatico: proprio dopo un anno di pressione fiscale (a mio avviso, lo ripeto ancora, eccessiva e sbagliata: e oggi lo riscontriamo in termini di mancata crescita), quando ci si rende conto di avere denaro in cassa, anziché usarlo per ridurre fortemente le tasse o il debito pubblico, che si fa? Si spende, si spende, si spende.
Per tutte queste ragioni, dunque, lascio la Presidenza della X Commissione della Camera. E’ stato per me un autentico onore presiederla, in questo anno e mezzo. Desidero ringraziare tutte e tutti i colleghi, di maggioranza e di opposizione, con i quali abbiamo lavorato in modo a mio avviso ammirevole, pur in un contesto politico così poco facile. Mi auguro che i cittadini possano sapere (lo ripeto: anche in condizioni politicamente negative) quale e quanto sia l’impegno di tanti parlamentari, e quale sia stata -non di rado- la capacità dei diversi gruppi di misurarsi in Commissione in una sfida in positivo nella direzione liberale e riformatrice. Con autentica gratitudine rivolgo il mio pensiero anche alle funzionarie e ai funzionari della Commissione e del Servizio studi, esempio di una eccellenza professionale, oltre che di una straordinaria disponibilità personale, che onora il Parlamento della Repubblica, e che non potrò dimenticare. E lo stesso vale per tutte e tutti i dipendenti della Camera che ho incontrato in questi mesi, ad ogni livello: esempi di professionalità e correttezza assolute.
Mi permetto di affidare a Lei e al Presidente del Senato un frutto importante di questo lavoro di Commissione: è la proposta di legge bipartisan, di cui ho l’onore di essere primo firmatario, per l’apertura immediata delle imprese, per la sburocratizzazione, e per un nuovo rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. L’abbiamo approvata a vastissima maggioranza sia in Commissione che in Aula alla Camera; al Senato è passata sostanzialmente all’unanimità in Commissione, con lievi modifiche, ed è ora già calendarizzata in Aula al Senato. Basterebbe pochissimo al Senato, e davvero poco di nuovo alla Camera (sarebbe forse, in tempi netti, un lavoro di poche ore!) per condurre in porto un provvedimento che è atteso dal mondo produttivo e da tanti cittadini. Lavorerò con tutto me stesso, con tanti altri colleghi di ogni appartenenza, perché questo obiettivo di riforma possa essere centrato.
Contestualmente alle mie dimissioni da Presidente di Commissione, comunico anche la mia decisione di lasciare il Gruppo parlamentare della Rosa nel pugno, e di chiedere di aderire al Gruppo misto. Il Gruppo della Rosa nel pugno sopravvive oggi, di fatto, pressoché esclusivamente come strumento tecnico attraverso il quale diverse organizzazioni e realtà partitiche perseguono i loro attuali (e fra loro diversi) scopi e traiettorie, in larga misura da me non condivisi, ma soprattutto (visto che ciò che sembra unire le diverse componenti è lo schiacciamento, l’appiattimento sul Governo, in qualche caso addirittura “a prescindere”…) assai lontani dai toni e anche da molti contenuti della campagna elettorale. Corrisponde ad un ulteriore elemento di chiarezza che io prenda atto di questo radicale cambiamento della situazione e mi comporti di conseguenza.
Grazie, e un cordiale saluto.
Daniele Capezzone
24 comments:
lettera troppo lunga, ma sulle tasse ha ragione Capezzone
E magari se ne fosse andato dalla Camera, mostrando un coraggio che hanno davvero pochi!!
Con il Porcellum che c'e' stato, uscire dal gruppo che ti ha fatto eleggere, senza dimettersi, non ha alcun senso
si giusto "BASTA TASSE"!!! quello sì che è un programma politico di prospettiva
"Meno tasse" e' un ottimo programma politico, molti ci hanno vinto le elezioni (Reagan, Thatcher).
Per dei liberisti come i radicali dovrebbe essere obbligatorio.
Io non votero' piu' Prodi, dopo che me le ha aumentate. Spero che se ne vada al piu' presto.
E voialtri non rimanete avvinghiati al Titanic
nun ce provà, nessuno ha detto BASTA TASSE
si si basta tasse, basta tasse!!! comunque se mi danno la copertura mediatica di un reagan o della thatcher vinco le elezioni anche con basta proibizionismo ;)
si e Berlusconi ha vinto le elezioni perchè ciaveva le tivvù. e poi v'incazzate se dicono sinistra radicale. Comunque tranquillo, anche se ti mandassero in tivu' tutte le sere tu in parlamento ci potresti andare solo se lo vuole Pannella
ergo, se non ci sei andato...fatti due conti
Beh, qui mi vengono due commenti di segno opposto.
Il merito della linea politica di Capezzone non lo condivido neppure un po'. Meno tasse, detto così, può preludere solo ad una diminuzione di servizi ed ad un rafforzamento dell'attuale tendenza alla precarizzazione dei deboli e di rafforzamento ulteriore dei forti. Quel che serve sono le riforme (Capezzone concorderà) volte a snellire lo stagnante panorama burocratizzato ed ingessato dell'italia odierna. Occorre riavviare il paese, e poi, sì servono un po' meno tasse, ma anche tasse devono essere, per finanzoiare servizi e dare una copertura alle fasce deboli della società. Non è vero che il mercato si autoregola: è la politica che deve regolarlo (certo in in via generale e lascamente: non sono certo per le pianificazioni o i piani quinquennali)
Invece, le sue dimissioni tendono a colpirmi: in italia questa cosa non è affatto usuale. Capezzone prende atto di essere troppo distante dallo schieramento che lo ha eletto, e lo abbandona con ciò che questo comporta. Ora lo aspetta un percorso di destra: è stato coerente e gli va riconosciuto.
Infine, il Capezzone di destra, quello non è necessariamente lo scandalo. Invece il guru dei pannelliani che prima promuove il proprio delfino e poi lo induce ad andarsene (vediamo chi ha il coraggio di dire che non è vero), e pretende che nulla sia avvenuto, quello sì è lo scandalo. Come ho scritto altrove, io sono di sinistra, i radicali sono storicamente di sinistra liberalsocialista, e quindi Capezzone non doveva aver potuto guidare pro tempore l'area. Ed il fatto che la sua ascesa e declino siano state dovute alla fede smisurata di un gruppo che innamorato del leader carismatico, ne accetta acriticamente qualunque decisione, e lo lascia fare e disfare, mi appare incredibile viste le pretese di radicalità dei pannelliani. "Acriticamente" non fa rima con "radicale", e neppure con "laicità del pensiero".
Ah, ho visto che hai lasciato cadere la mi richiesta di rispondermi nel merito, nell'altro mio commento, che in fondo qui ho solo ripreso. Intendo quello in "Capezzone o della costituente Lib-dem"
E chi l'ha detto che per ridurre le tasse si debbano ridurre i servizi? Non so se hai visto l'ultima puntata di Report, dove una responsabile di non so quale ASL dimostrava carta alla mano che grazie ad un'attenta selezione dei fornitori con procedure di gara vere e non fasulle, ha risparmiato oltre il 50%, nonostante i richiami che da Roma gli ingiungevano di adottare diversi criteri di acquisto perchè quelli utilizzati erano contro la normativa e quà e là.
Ma c'è qualcuno che si rende conto di quanto i bilanci pubblici siano zeppi di cifre assolutamente non commisurate alla qualità dei beni e servizi che vengono erogati? Ma qualcuno lo sa quante decine di milioni di euro è costato il portale Italia, dal quale quel faccione di Rutelli ci dice "PLIS, CAM TU AUAR CANTRI!" quando la stessa cosa (anzi meglio) poteva essere realizzata con un decimo della spesa?
Le tasse si possono ridurre eccome! E quelli che ci scherzano sopra, più che esserci, comincio a pensare che ci facciano...
ragazzi scrivete meno che non ce la faccio a seguirvi e mi devo pure essere preso dei passagi di rilievo. capezzone DICE, e sottolineo, DICE qualsiasi cosa su qualunque tema quindi regolatevi. ieri diceva cose da radicale oggi dice cose da persona onesta, domani sarà berlusconiano e via di questo passo...
leggi, leggi e magari prova ad argomentare perchè diminuire le tasse non possa essere un programma politico
Nella circostanza, oltre a dire, mi pare abbia anche fatto: si è DIMESSO da Presidente della Comm. attività produttive.
Manco le dimissioni te vanno bene???
p.s. grazie, perduca. Se entrerò al comitato lo devo al tuo aiuto. Grazie, grazie davvero
carto mossa nobilissima, e secondo te i suoi commissari le accettano?
gerà preferiresti il comitato alla giunta?
@ nicpic: poco sopra avevo già postato un commento troppo lungo, così non mi sono dilungato ulteriormente; cerco di spegarmi sulle tasse (ma non sono un esperto). Mi sembra che non si finisca con l'ottenere i risultati desiderati se, come fa Capezzone, per riforme intendiamo principalmente la riduzione delle tasse (il che dovrebbe liberare l'economia). In italia i veri problemi culturali sono il consociativismo e la naturale tendenza alla concentrazione di poteri che gli si accompagna, in tutti i campi. Per me riforme significherebbe: semplificazione delle pratiche burocratiche per l'accesso al lavoro o per l'evvio di piccole imprese; razionalizzazione e semplificazione delle procedure burocratiche interne all'amministrazione pubblica, che deve essere al servizio del cittadino lavoratore (semplificazione quindi anche delle procedure fiscali); vere norme antitrust antimonopolio a difesa della concorrenza, che vengano fatte rispettare da uno stato realmente terzo. A quel punto, con un sistema che inizia a funzionare, si può pensare di abbassare un po' le tasse. Di quanto abbassarle, sarà il dato politico da decidere. Certo non si possono abolire, né si può vedere la panacea nella flat tax (che è iniqua). Le tasse dovranno servire per finanziare anche delle politiche liberalsocialiste di sostegno alle classi svantaggiate. Lo stato deve regolare l'economia, non può disinteressarsene; certo però non può neppure pretendere di guidarla. Per il resto nello specifico italiano hai ragione: oggi in presenza di sprechi meno tasse non significano necessariamente meno servizi. Molti più servizi a parità di pressione potrebbero essere finanziati razionalizzando le spese. Nella mia immaginazione sogno un paese nel quale i soldi vengano spesi razionalmente, le procedure siano semplici, chi vuole produrre ricchezza e/o cultura possa farlo, ed allora il livello dei servizi verrebbe ad essere proporzionale a quello della tassazione. In quel senso mi definisco liberalsocialista: occorre lasciare agli indiidui la maggior libertà possibile in quadro normativo certo, che preveda anche delle reti di sicurezza sociale per le fasce eventualmente svantaggiate della popolazione (che andrebbe al contempo invogliata a provare, a voler contribuire e ad uscire dal proprio "svantaggio"). L'italia conformista e culturalmente vecchia di oggi, invece mi appare ottusamente punitiva nei confronti di tutto e tutti.
c'è poco da stare allegri, ora elisabetta zamparutti da chi la fate pagare?
dal prossimo
Questo blog è tutto grigio, come le idee che esprime.
I suoi commissari potranno anche non accettarle, ma nessuno può costringerlo a rimanere Presidente.
p.s. qualcuno già mi ha detto che per quest'anno la giunta possono anche scordarmela, sicché un posto in comitato mi va benissimo :-)))
salvio, meglio grigio che nero, diciamo
gerà siccome se non ci fossi io, non ci saresti nemmeno tu, diciamo, se preferisci la giunta la famo esse ggiunta. ogni desiderio...
Bravo Daniele.
Sono le stesse ragioni per le quali io non m'iscrivo da due anni e non ho preso in considerazione (manco di striscio) la Rosa. Ora vediamo che succede...
Certo, è sintomatico che i due cavalli di razza dell'ultimo decennio radicale - segretario e suo principale contendente - siano entrambi passati al centrodestra.
E' la riprova (qualora ve ne fosse bisogno...) che la svolta prodiana è stata una virata di 180 gradi rispetto alle battaglie liberali e liberiste degli ultimi 12 anni. Altro che continuità.
Basta osservare che, nel tentativo ridicolo (secondo me) di mostrare di voler ancora occupare gli spazi liberisti rimasti vacanti, Bandinelli e Spadaccia (Bandinelli e Spadaccia!!!) sono stati eletti in Comitato dentro una lista che si definisce "liberista"...
guarda che uno dei cavalli di razza poteva dar segno dei tuoi talenti come presidente della commissione attività produttive della camera, mentre l'altro poteva unircisi. o no? per il resto spero che le tue speranze di questi ultimi due anni siano state meglio riposte ...
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