In un editoriale su Notizie Radicali, Federico Punzi scrive "Cappato e Perduca invitano a «non cedere a ricatti terzomondisti», ma suggeriscono agli europei di «ingaggiare gli americani affinché il modello ICANN sia rafforzato dall'inclusione di norme di stato di diritto internazionale universalmente riconosciute». Una formula che rischia di rimanere ambigua. Cosa vuol dire esattamente? Non c'è il rischio di far rientrare dalla finestra i "ricatti" che si sono voluti cacciare dalla porta?"
I rischi fanno parte della politica, solo che per essere affrontati col fire di ricercare soluzioni di governo liberali, occorre presentarli in luoghi politici aperti allo scrutinio e contributo dei piu' - che in questo caso non possono essere che i paesi democratici. Troppo spesso, per paura di sembrare "anti-occidentali", ci si rifugia in un silenzio assenso nei confronti di qualsiasi cosa venga dagli USA. Ora, se in principio si fa sempre meno peggio ad allinearsi con Washington che con "Bruxelles", allo stesso tempo occore anche riaffermare che nel mondo esistono norme universalmente riconsciute e che tanto piu' queste verrano poste al centro del confronto internazionale, tanto piu' alta sara' la qualita' dei compromessi finali.
Dal 2003, il PRT ha tentato di contribuire al dibattito in seno alle Nazioni unite facendo notare come nel "regolamentare" internet non si dovesse prescindere da quanto contenuto nel Patto internazionale in materia di diritti civili e politici - visto e considerato tra l'altro, che buona parte degli Stati membri dell'ONU lo hanno ratificato e incluso nelle proprie legislazioni nazionali - e che quelle norme dovessero divenire altrettanto fondamentali per garantire le liberta' nella rete.
Il compromesso raggiunto a notte fonda a Tunisi il 15 Novembre conferma il ruolo e le prerogative dell'ICANN e apre un forum dove si potranno affrontare, in maniera non vincolante, anche altre questioni relative alla gestione della rete. Sara' quindi in quel forum che si dovranno inchiodare europei e americani alle loro responsabilita' di presunti "paladini della liberta'", perche' e' indubbio che la rete e' ben altra cosa da una prateria verde e libera... (to be continued)
7 comments:
infatti credo che il punto sia tentare di utilizzare i fronti in cui la politica internazionale può essere messa in discussione sotto la spinta di nuovi fenomeni (le guerre umanitarie, il diritto di ingerenza, internet) per ridefinire il diritto internazionale. mi pare una soluzione più creativa che limitarsi ad evaderlo.
certo, meglio l'icann dell'onu. ma meglio ancora sarebbe riuscire a utilizzare internet, la sua natura transnazionale, la sua connaturata esigenza di libertà, per imporre un diverso modello di organizzazione internazionale.
credo sia stato esattamente il tentativo fatto con la corte penale internazionale.
inoltre, il problema della libertà della rete è solo marginalmente influenzato dalla gestione dei domini. ben altri sono i problemi, come ricorda il vostro digiuno di queste ore.
come vostro?
scherzi a parte, si tratta per l'appunto di provocare un dibattito pubblico tra coloro che sono i legali e leggitimi rappresentanti dei propri cittadini, cioe' i paesi democratici, un dibattito che porti all'applicazione sistematica del principio della legalita', dello stato di diritto a livello nazionale tanto quanto internazionale. se poi, nel tentativo di applicare le legge, davanti alla quale si deve poter essere tutti uguali, ci si accorge che essa non garantisce la liberta' dell'individuo allora si troveranno compromessi nuovi, riforme, e/o nuove soluzioni, ma sempre attraverso il confronto pubblico tra democratici.
Per un disguido la citazione che riprendi fa parte di una versione dell'articolo poi aggiornata. Infatti se clicchi sul link di NR ora ti apparirà un'altra versione dove spiego meglio perché ritengo la vostra soddisfazione per io compromesso mal riposta.
Nel merito l'obiezione che vi facevo non cambia di molto, solo che mi spiego meglio io. Per comodità riporto l'intero passaggio: "Ma è proprio vero che tutto rimane come prima? Se i radicali Cappato e Perduca si ritengono «soddisfatti», «sia nel metodo che nel merito», dal compromesso («un buon punto da cui partire per il futuro»), molti blogger non credono che affidare la governance della rete nelle mani dell'Onu, o lasciarla in balìa delle dinamiche delle insidiose relazioni internazionali tra gli stati, sia una buona idea. Non bisogna sottovalutare il fatto che il compromesso di questo Summit ha intanto stabilito un principio: che tutti i paesi membri dell'Onu hanno il diritto di mettere bocca su come viene gestita la Rete. Su questa premessa ogni futuro sviluppo è possibile. Non è difficile immaginare ciò che potrà accadere. I paesi democratici tenderanno a sottovalutare i lavori del forum, sostanzialmente soddisfatti di come viene gestita tecnicamente la rete, mentre qualche paese strumentalizzerà il divario tecnologico dei paesi poveri per avanzare richieste inaccettabili, che saranno ignorate dall'ICANN. La scena è già vista. Assisteremo a un altro di quei forum internazionali in cui si votano risoluzioni di propaganda, stavolta contro la gestione americana di Internet, "unilateralista" e "imperialista". Anche se questo primo round è vinto, non siamo che all'inizio di una partita destinata a durare. E il rischio è che sia solo il primo passo verso la presa del Web da parte dell'Onu, mentre nessuna burocrazia, internazionale o statale, può essere in grado di prevedere, indirizzare o dirigere lo sviluppo di Internet in funzione dell’utente meglio del libero mercato e della libera iniziativa dei privati. Solo danni sono possibili".
Venendo al tuo post io temo solo che le "norme universalmente riconsciute" non lo siano così universalmente.
Anche il termine "regolamentare" non so come interpretarlo. Per me la Rete non deve essere regolamentata dagli Stati né tanto meno dall'Onu se però si intende che occorre costringere le dittature a garantire il libero accesso alla Rete allora siamo d'accordo.
Ci rimane da capire se questo Forum è la sede giusta o se i criteri con cui funzionano oramai tutti i consessi all'Onu non mandano tutto a puttane.
Di fatti la frase di Suttora "Cina e le altre dittature si sfogheranno a parlare nel Forum Onu, che non conta nulla" non mi lascia per niente tranquillo. Non si può accettare che un Forum dell'Onu non conti nulla e se conta rischia solo di contare nel verso sbagliato.
Non c'è alcuna contraddizione nel pensare che internet non va regolato dagli stati ma che solo gli stati sono in grado di intervenire militarmente per difendere delle popolazioni.
torno sulle revisioni del pezzo di punzi apparso ieri su NR, e lo faccio recuperando alcune parti della versione originaria, assai piu' lunga di quella effettivamente inviata al foglio, della lettera su internet di ieri.
che la rete sia libera e aperta, come scrisse il foglio un paio di mesi fa, e come mi pare di capire anche federico sostiene, e' una leggenda - che, in certi angoli della terra, sta diventando anche il pretesto per la propaganda a favore dello status quo e della sua riforma alla cinese.
Non a caso, infatti, fin dalla sua invenzione si è scelto di paragonare la Rete, anche nella retorica ufficiale, a un'autostrada informatica piuttosto che al far west. Le autostrade hanno spesso pedaggi, limiti di velocità e un numero di corsie prestabilito, non consentono inversioni ad U, a volte impongono il car pooling, offrono rifornimenti e distrazioni varie, hanno entrate e uscite predisposte e, solitamente sono piene di pattuglie di polizia.
A chi dovesse continuare a pensare che, per quanto regolamentata, la Rete sia comunque uno spazio di libertà, basta ricordare che Internet subisce la regolamentazione non 'armonica' di decine e decine di Paesi, ed è quindi, paradossalmente, quanto di più "regolamentato" esista oggi a livello globale. Non si tratta solo di un problema di quantità, che sarebbe già grave di per sé, ma anche di qualità delle norme imposte agli attori in Rete.
Per dimostrare il contrario e per avere un esempio delle limitazioni che oggi gia' caratterizzano la "navigazione" è sufficiente prendere in considerazione le vicissitudini e il destino del modello di siluppo dei programmi free software, del sistema operativo parallelo e libero GNU, oppure lo scambio di file alla Napster, passando per le vicende quotidiane di chi tenta di affermare business model degni del XXI secolo.
Tutto questo potra' essere migliorato dall'apertura di un dibattito in seno a un forum convocato sotto l'egida delle Nazioni unite? oggi mi pare difficile dirlo, ma il fatto che sia stato proposto come 'compromesso' finale e' un buon punto di partenza, anche perche', coloro che si son impegnati a far si' che detto forum venisse istituito dovranno mantenere fede alle proprie scelte - e tra i paesi democratici mi pare che gi europei si siano assunti alcune responsabilita', prima fra tutte quella di garantire l'esistente.
in un suo commento su perdukistan, diego galli porta come esempio quanto avvenuto in campo di diritto penale globale con la creazione della corte penale internazionale. per una decina di anni, grazie anche al contributo degli USA (e del partito radicale) si e' cercato di far avanzare il dibattito in termini di principi generali, elementi dei crimini e loro definizione, meccanismi e procedure tanto da arrivare alla decisione di istituire una corte dove tutto questo potesse tradursi da 'parole in fatti'.
il contributo americano ha fatto si che si fondessero norme e prassi di common law a quelle dei sistemi civilistici, magari con qualche falla nella parte relativa ai diritti della difesa, e che si adottasse come pilastro della corte il principio della complementarieta' che lascia intatta la sovranita' della giurisdizione nazionale quando lo stato e' capace e deciso a perseguire i crimini di competenza della corte.
Ora, non che, come ritiene pietrosanti, si debba avviare un processo di creazione di un'altra corte ad hoc per internet, ma paradigmaticamente, e contrariamente a quanto punzi chiama le "insidiose relazioni internazionali tra gli Stati", si puo' sostenere con l'onere della prova che, quando il confronto e' fra paesi democratici, quindi basato su decisioni di governi legittimamente eletti in confronto e dialogo con organizzazioni indipendenti, il 'compromesso' finale riesce a far fare a tutto e tutti un passo in avanti.
Se veramente si vuole garantire la liberta' della e nella Rete, c'e' bisogno che se ne parli e faccia parlare. gli ultimi anni di finto isolaziosmo e/o finto multilateralismo, che alcuni ritengono addirittura essere di stampo wilsoniano, degli USA non lasciano ben sperare, perche' non sempre 'america first' voul dire 'american model'...
So perfettamente che internet non è totalemte libera, e so che dovremmo liberarla dagli ostacoli principalmente frapposti dalle dittature. Gli ostacoli eventualmente presenti nei paesi democratici sono di tutt'altra natura (la si può pensare come si vuole, ma contese che riguardano i diritti di proprietà non possono essere assimilate ai limiti alla navigazione imposti in Cina). Detto questo, ho scritto anche che semmai, anche per internet, si pone la questione deregulation anche in occidente.
Comunque, convieni che non di "regolamentare" si tratta, ma di de-regolamentare nei paesi (possono essere anche i nostri) dove ci sono limiti all'accesso.
Premesso questo, non credo che un forum internazionale dove tutti partecipano indistintamente sia il modo migliore. Soprattutto se si tratta di qualcosa sotto l'egida della decotta e corrotta Onu.
Per quanto riguarda la tendenziosa estrapolazione della frase "insidiose relazioni internazionali tra gli Stati", è evidente che non auspico (se non altro per la sua impossibilità) la fine delle relazioni internazionali (grazie di considerarmi così imbecille), ma in questo contesto era per dire come internet non dovrebbe essere stiracchiata di qua e di là a seconda degli interessi nazionali, ma sottoposta solo alle leggi di mercato.
ciao
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